Paternò, il boss Turi Padedda e quel giardino in suo onore…

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27 giugno 2014, ore 6,55 il boss Turi Leanza, Turi Padedda per gli amici, viene ritrovato esanime nella sua auto crivellato da decine di colpi di pistola.

Turi è un pezzo da novanta della mala di Paternò, dopo anni di galera aveva acquisito una certa potenza. Dopo essere uscito dal carcere una guerra per ridefinire la mappa del potere risultava essere indispensabile, cosi Turi viene ucciso senza pietà. I suoi funerali furono celebrati con tanto di applausi e “annacamenti” in grande stile.
Oggi se si va a Paternò in via Platani, si può trovare un giardino particolare.
 Quel posto a pochi centimetri dal luogo in cui è stato ucciso è diventato una sorta di mausoleo dove ricordare il boss, con tanto di striscioni che davano sulla strada. Oggi almeno si ha avuto la decenza di metterli all’interno della cancellata, insomma il giardino in ricordo del boss in cui manca solo la targa commemorativa.

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Solo qualche giorno fa il pentito, Francesco Musumarra, che ha confessato di essere uno dei killer che ha ammazzato il boss Salvatore Leanza. A lui sono stati dati dieci anni e otto mesi di carcere, otto mesi in più rispetto a quanto era stato richiesto dai magistrati.

Una relazione dell’antimafia la dice lunga sulle affiliazioni del defunto boss: “A Paternò gli ex affiliati al clan Alleruzzo si sarebbero ricompattati a attorno alla figura di Salvatore Leanza, detenuto, condannato all’ergastolo, e a personaggio carismatici quali Domenico Filippo Assinata ed il figlio Salvatore, entrambi detenuti. I gruppi predetti – si legge ancora – sono collegati al ramo di Cosa Nostra catanese guidato dalla famiglia Santapaola. I Laudani – continua la relazione – possono contare sull’alleanza di un gruppo guidatao dal detenuto Vincenzo Morabito, i cui componenti formano il gruppo Morabito – Stimoli”.

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Giornalista. Presidente associazione nazionale verità scomode. Menzione speciale al premio giornalistico Pippo Fava. La sua prima inchiesta risale al mese di maggio 2014 riguardante i brogli elettorali del comune di Villabate, ripresa anche dalle Iene e che ha portato alle dimissioni del sindaco e della giunta. Vince l’Oscar Legalità anno 2015. A marzo 2015 riporta alla luce una lettera inedita del giudice Giovanni Falcone, indirizzata ad un giovane studente, pubblicata prima sul giornale L’Ora e dal Corriere della Sera. Vanta diverse collaborazioni, già inviato Telejato, nel 2015 approda alla tv nazionale come inviato del programma realizzato dalle Iene, OpenSpace, andato in onda su ItaliaUno. Oggi collabora con la redazione delle Iene. Gira l’Italia per raccontare la sua storia attraverso la scrittura del suo primo libro, “Il silenzio è dolo”, divenuto anche un brano musicale simbolo della lotta alla mafia scritto da Marco Ligabue da lui cantato e interpretato con Othelloman e Lello Analfino frontman dei Tinturia. www.ismaelelavardera.it

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