Militare abbandonato da quello Stato che ha servito, la storia di Alberto e di quelle polveri maledette

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Alberto Sanguedolce. Un nome ed un cognome, una storia ai confini della realtà. Un servitore dello stato preso in giro dallo stato che ha servito.

Alberto si è arruolato nell’Arma dei carabinieri  l’8 ottobre del lontano 1982. Il maresciallo capo non è certo un tipo da scrivania, e infatti parte per l’estero. Prima in Bosnia-Erzegovina e poi in Iraq per la delicata operazione Antica Babilonia. Il suo ruolo, come testimoniano le foto, era in operativo a contatto con le popolazioni del posto, esposto alle intemperie e alle polveri altamente inquinate. Un ragazzone massiccio che di certo non temeva niente e nessuno, sino a quel maledetto 20 dicembre 2006, quando rientrato dall’Iraq, avverte uno stato di forte malessere e si reca d’urgenza al pronto soccorso. La diagnosi è grave, carcinoma di alto grado. Alberto deve essere operato urgentemente perchè il male è in uno stato avanzato. Nel 2008 intanto lo stato lo congeda, perchè le sue condizioni fisiche non gli permettevano di lavorare, anche se lui avrebbe voluto e potuto svolgere mansioni d’ufficio, ma nulla il congedo è l’unica strada che gli prospettano.

La storia di Alberto tra operazioni e ingiustizie

E qui inizia il calvario è la storia nella storia che ha del tragicomico. Oltre 7 operazioni, chemioterapia, dolori lancinanti. Ovviamente direte voi, lo stato si è fatto carico di tutte le spese per le cure di Alberto… Macchè! Ma le cure sono il minimo, perchè ovviamente Alberto ha chiesto che la malattia gli potesse essere riconosciuta come causa di servizio, viste le sue operazioni in pericolosi teatri di guerra che gli hanno fatto respirare polveri inquinanti. Polveri di bombardamenti contenti sostanze altamente nocive per l’uomo cosi come testimonia un documento ufficiale del Ministero della difesa rilasciato ai legali di Alberto. Ma la risposta dello stato non tarda, e lascia sbigottiti tutti! “Il maresciallo ha prestato servizio non in esterno, non in teatro di guerra, ma dentro le strutture e quindi la malattia non può essere stata causata dalle sue missioni”. 

L’encomio e poi l’abbandono

Incredibile ma vero, lo Stato che qualche mese prima aveva fatto encomio solenne ad Alberto per il suo lavoro importante nei teatri di guerra, proprio dopo le stragi di Nassirya. “Non credo alle parole che ho letto, non ci posso credere, lo Stato mi ha tradito, umiliato, ferito. Mi sono ammalato e non mi interessano i soldi, l’umiliazione che non venga riconosciuto il mio lavoro mi fa imbestialire. Ho decine di foto, video che dimostrano il mio lavoro continuo sul fronte di guerra e lo stato dice che io non ho mai lavorato sul teatro di guerra? Qui siamo alla tragicomiche”. 

Il ministro Pinotti minimizza

Dalle foto di si fa davvero fatica a credere che abbia svolto lavori “all’interno”, in ufficio lontano da quelle polvere maledette. La storia di Alberto si intreccia con le storie di tantissimi militari a cui non è riconosciuta la causa di servizio, storia che la iena Gaetano Pecoraro ha raccontato magistralmente durante un servizio alle Iene andato in onda qualche settimana fa, dove addirittura il ministro Pinotti ha minimizzato e snobbato la questione.

Ecco il video integrale

 

 

 

 

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Giornalista. Presidente associazione nazionale verità scomode. Menzione speciale al premio giornalistico Pippo Fava. La sua prima inchiesta risale al mese di maggio 2014 riguardante i brogli elettorali del comune di Villabate, ripresa anche dalle Iene e che ha portato alle dimissioni del sindaco e della giunta. Vince l’Oscar Legalità anno 2015. A marzo 2015 riporta alla luce una lettera inedita del giudice Giovanni Falcone, indirizzata ad un giovane studente, pubblicata prima sul giornale L’Ora e dal Corriere della Sera. Vanta diverse collaborazioni, già inviato Telejato, nel 2015 approda alla tv nazionale come inviato del programma realizzato dalle Iene, OpenSpace, andato in onda su ItaliaUno. Oggi collabora con la redazione delle Iene. Gira l’Italia per raccontare la sua storia attraverso la scrittura del suo primo libro, “Il silenzio è dolo”, divenuto anche un brano musicale simbolo della lotta alla mafia scritto da Marco Ligabue da lui cantato e interpretato con Othelloman e Lello Analfino frontman dei Tinturia. www.ismaelelavardera.it

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