Esisterebbe un sistema nuovo d’affari che si nasconderebbe dietro l’etichetta dell’antimafia. Diverse inchieste giudiziarie hanno portato alla ribalta nomi eccellenti dell’economia siciliana. Ecco alcuni dei personaggi finiti sotto la lente della magistratura. Per alcuni di loro occorre precisare che la posizione è allo stato embrionale di indagato.
Dario Lo Bosco presidente RFI – presidente Azienda Siciliana Trasporti (indagato)

Originario di Raffadali, nell’agrigentino, fa una gran carriera tra Palermo e Roma, fino a ricoprire il ruolo di presidente di RFI, Rete Ferrroviaria italiana, società del gruppo Ferrovie dello Stato. Nel ottobre 2015 finisce a domiciliari per una presunta storia di tangenti. L’accusa è di quelle pesanti: concussione e induzione indebita a dare o promettere utilità. Viene poi scarcerato nel novembre 2015 perché secondo il gip Contino non c’è pericolo reiterazione del reato dopo le dimissioni dell’indagato da tutti i suoi incarichi
Con Lo Bosco finirono in manette anche due dirigenti del Corpo Forestale siciliano. L’inchiesta è partita dall’appalto da 26 milioni di euro aggiudicato per ammodernare la comunicazione della Forestale (la cosiddetta “Dorsale digitale”). Indagini che hanno scoperchiato il vaso di Pandora da cui è uscito anche il progetto di un appalto per dotare i treni di sensori. Secondo l’accusa, Lo Bosco avrebbe incassato 58 mila euro di tangenti.
Antonello Montante presidente Unioncamere Sicilia (indagato)

Già delegato nazionale per la legalità di Confindustria, principale ideatore del codice etico che obbliga gli imprenditori a denunciare il pizzo, pena l’allontanamento dall’associazione di categoria. Montante è considerato un volto di spicco dell’antimafia, che, però, è finito coinvolto da un’inchiesta della procura di Caltanissetta: ad accusarlo di concorso esterno a Cosa Nostra, secondo le rivelazioni del quotidiano Repubblica, ci sarebbero le deposizioni di ben cinque pentiti.
Tra i pentiti che fanno il nome di Montante c’è Salvatore Dario Di Francesco, ex dipendente del consorzio Asi, mafioso di Serradifalco. Di Francesco è compare di Vincenzo Arnone, rampollo della famiglia mafiosa di Serradifalco, che è a sua volta testimone di nozze di Montante. Il diretto interessato ha sempre giustificato quella vicenda con la comune origine paesana: si sposò giovanissimo (a 17 anni) e chiamò a fargli da testimone i conoscenti d’infanzia. Dopo la rivelazione della presunta indagine a suo carico, Montante parla di “diffamazione e del discredito mediatico” di “delegittimazione condotta a tutto campo contro vari protagonisti dell’antimafia operativa” che mira a “riprodurre una strategia della tensione che potrebbe tradursi in azioni eclatanti”
Ivan Lo Bello vice presidente Confindustria (indagato)

Il nome di Lo Bello viene fatto fuori dai confini siciliani dalla Procura di Potenza riguardo lo scandalo petroli.Per il numero due di Confindustria, s’ipotizza l’accusa di associazione per delinquere insieme a Gianluca Gemelli, compagno dell’ex ministra Federica Guidi, e Nicola Colicchi, ex presidente romano della Compagnia delle opere e presidente della Camera di Commercio di Siracusa. Secondo l’accusa Lo Bello, Colicchi e Gemelli si sarebbero mossi per commettere una lunga serie di “delitti contra la pubblica amministrazione, un numero indeterminato di delitti di traffico di influenze illecite, abuso di ufficio e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente”. Il loro principale obiettivo era “l’assegnazione e l’aggiudicazione della concessione demaniale di un pontile presso il porto di Augusta”. Lo scopo: “Realizzare un deposito costiero di prodotti petroliferi”. E non solo. Miravano “alla realizzazione di impianti energetici” in tutta Italia, “al permesso di ricerca di risorse geotermiche per la sperimentazione di impianti pilota”, ad altri progetti da far confluire in un accordo di programma tra il Mise e singole regioni.
Roberto Helg ex presidente di Confcommercio (condannato in primo grado)

Nel marzo 2015 il presidente della Camera di commercio di Palermo, Roberto Helg, è stato arrestato dai carabinieri di Palermo mentre intascava una tangente. Helg, personaggio assai noto in città, presidente di Confcommercio Palermo, all’epoca era anche vice presidente della Gesap, la società di gestione dell’aeroporto Falcone Borsellino di Palermo. I carabinieri raccontano che “proprio nella veste di rappresentante Gesap, Helg ha chiesto e ottenuto il pagamento di una somma di denaro di 100 mila euro a un esercente del settore della ristorazione, affittuario di uno degli spazi commerciali dell’aeroporto, il quale si era rivolto a lui per ottenere la proroga triennale del contratto a condizioni favorevoli. La richiesta e la consegna del denaro ha fatto registrare la classica sequenza estorsiva consistente nella prospettazione, da parte di Helg, della difficoltà dell’operazione di rinnovo se non supportata dal suo prezioso intervento e, da parte del commerciante, nell’adesione all’illecito pagamento” per il quale Helg “ha preteso, oltre alla consegna di una somma in contanti di 50 mila euro, l’impegno da parte del commerciante alla corresponsione rateale di 10 mila euro al mese con il contestuale rilascio, in funzione di garanzia dell’impegno, di un assegno in bianco”.
Nell’ottobre 2015 è arriavata la condanna in primo grado a 4 anni e 8 mesi per Roberto Helg, l’ex presidente di Confcommercio Palermo arrestato a marzo mentre intascava una tangente di 100mila euro, è stata emessa con rito abbreviato. Helg, presente in aula, ha assistito in silenzio alla requisitoria.