Caro onorevole Gelli lei prende lucciole per lanterne. Todaro non è il cognato del boss Messina…

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Continua la discussione sul caso Favara, che qualche giorno fa abbiamo sollevato sul nostro giornale e che ha portato Angelo Todaro a rimettere il suo mandato nelle mani della candidata del M5S Anna Alba. Se abbiamo raccontato il caso riportando fatti e verificando le fonti, dobbiamo anche, al fine di difendere il nostro lavoro precisare che nel suo comunicato lei commette un gravissimo errore.

Definisce, cosi come riporta il sito dei deputati Pd, “Cognato del boss Gerlandino Messina assessore? Che dice Di Maio”?

Onorevole Gelli, siamo stanchi di vedervi litigare nella lotta a chi è il più puro tra Pd e M5s, il nostro articolo non voleva essere certamente usato e strumentalizzato per alimentare quel lungo e fastidiosissimo dibattito. Anche perchè se avesse letto il nostro articolo abbiamo parlato di Antonio Costa (favoreggiatore del boss Messina) cognato di Angelo Todaro e mai abbiamo scritto che Todaro fosse il cognato  diretto del boss Gerlandino Messina. Noi potevamo quasi galvanizzarci di un comunicato di un parlamentare nazionale che riprende una nostra notizia, ma per rispetto dei nostri lettori e del nostro lavoro che non si è fermato a sollevare una questione ma è andato ben oltre, la invitiamo a riflettere e informarsi meglio. Lo facciamo in assoluta coscienza e convinzione dopo che noi stessi abbiamo sollevato la questione di opportunità per quella parentela che resta comunque scomoda. Posizione del Todaro che resta comunque singolare visto che lo stesso assessore in pectore, raggiunto al telefono, quasi giustificava il cognato che è stato condannato. Caro onorevole, in conclusione, legga il nostro articolo con l’auspicio che il dibattito politico possa sollevarsi e non limitarsi alla gara di chi è più puro, perchè se fosse per quello anche su di voi “piddini” avremmo tanto da scrivere.

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Giornalista. Presidente associazione nazionale verità scomode. Menzione speciale al premio giornalistico Pippo Fava. La sua prima inchiesta risale al mese di maggio 2014 riguardante i brogli elettorali del comune di Villabate, ripresa anche dalle Iene e che ha portato alle dimissioni del sindaco e della giunta. Vince l’Oscar Legalità anno 2015. A marzo 2015 riporta alla luce una lettera inedita del giudice Giovanni Falcone, indirizzata ad un giovane studente, pubblicata prima sul giornale L’Ora e dal Corriere della Sera. Vanta diverse collaborazioni, già inviato Telejato, nel 2015 approda alla tv nazionale come inviato del programma realizzato dalle Iene, OpenSpace, andato in onda su ItaliaUno. Oggi collabora con la redazione delle Iene. Gira l’Italia per raccontare la sua storia attraverso la scrittura del suo primo libro, “Il silenzio è dolo”, divenuto anche un brano musicale simbolo della lotta alla mafia scritto da Marco Ligabue da lui cantato e interpretato con Othelloman e Lello Analfino frontman dei Tinturia. www.ismaelelavardera.it

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