La Fedeli ministro non laureato, ma sul suo sito c’è scritta un’altra cosa

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«Diploma di laurea in scienze sociali». Questo è quello che è scritto sulla biografia del sito web di Valeria Fedeli neo ministro dell’Istruzione del nuovo Governo Gentiloni.  Putroppo però il titolo conseguito non è una vera e propria laurea, la ministra è quindi finita al centro della bufera del web e del giornali.

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Lo staff della Fedeli però spiega che “è solo un infortunio lessicale su cui ora qualcuno sta speculando. Del resto il fatto che in quella stessa biografia sia anche specificato che il “diploma di laurea” in questione è stato conseguito all’Unsas, Scuola per assistenti sociali di Milano (e dunque non in un’Università), è la prova della sua buona fede”. Insomma buona fede per la Fedeli, non rimane altro che capire un’altra cosa, cioè che lei è il primo ministro non laureato all’Istruzione, ma questo non è una discrimine, la Fedeli si è occupata per tanti anni di scuola e forse ne sa più di tanti laureati.

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Uno scivolone comunque che  nell’era della trasparenza e della comunicazione dimostra la sufficienza con la quale ci si approccia a questi temi. Tra le altre grane c’è quella del Popolo del Family Day che ha definito la sua nomina «una dichiarazione di guerra». La nomina di Valeria Fedeli al dicastero dell’Istruzione non piace ai cattolici che si sono battuti contro le unioni civili e la diffusione della teoria del gender a scuola. La considerano «una vendetta» dopo il loro esplicito no al referendum e «una minaccia» per l’educazione dei figli. Complotti anticattolici insomma, difficile da credere in Italia.

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Classe 1986, siciliano con la telecamerina sempre in mano, a volte anche con quella nascosta. Collaboratore per l’agenzia fotogiornalista AGF diretta da Enrica Scalfari. Ha scritto programmi televisivi per un gruppo di emittenti locali siciliane e collabora con il Corriere del Mezzogiorno come reporter e videomaker. Ha lavorato per Rai, Mediaset e TV2000 come trainer di redazione. Nel 2012 ha pubblicato “Onorevoli. Poco lavoro pagato troppo” e nel 2014 “Sua Sanità. Come vengono sprecati i soldi pubblici”.

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