Sono trascorsi 35 anni dal 3 settembre 1982, giorno in cui fu assassinato il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro. Il Generale era giunto a Palermo da soli cento giorni in qualità di Prefetto. Ai tempi il ministro Rognoni gli promise “poteri straordinari “, che in realtà non arrivarono mai.
Per l’uccisione del Generale sono stati condannati all’ergastolo Raffaele Ganci, Giuseppe Lucchese, Vincenzo Galatolo, Nino Madonia e a 14 anni i collaboratori di giustizia Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci. E ancora all’ergastolo sono stati condannati come mandanti i vertici di Cosa Nostra, ossia lo stesso Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci.
Si era appena consumato l’omicidio, quando sul muro ancora sporco di sangue apparve un lenzuolo con scritto “ Qui è morta la speranza dei palermitani onesti“.
Il tempo passa e continuano a emergere retroscena di quell’omicidio che ha segnato la lotta contro la mafia.
Roberto Scarpinato, procuratore generale di Palermo, rende noti alcuni risvolti della vicenda durante l’audizione che si è tenuta lo scorso 8 marzo innanzi alla Commissione parlamentare antimafia in relazione ai legami mafia- massoneria:
L’ordine di eliminare dalla Chiesa arrivò a Palermo da Roma. Dal deputato Francesco Cosentino
Durante l’audizione, che poi fu secretata, Scarpinato aveva dichiarato di essere stato informato di “progetti di attentati, nel tempo, nei confronti di magistrati di Palermo orditi da Matteo Messina Denaro per interessi che, da vari elementi, sembrano non essere circoscritti alla mafia ma riconducibili a entità di carattere superiore”. Poi, Scarpinato aveva descritto i legami tra Cosa Nostra e logge massoniche, in particolare boss Stefano Bontade, Bernardo Provenzano e Messina Denaro, puntualizzando che Bontade faceva già parte di una loggia segreta “che era un’articolazione in Sicilia della P2 di Licio Gelli”
Dietro l’assassinio del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ci sarebbe lo zampino di Cosentino, morto nell’85 e vicinissimo a Giulio Andreotti, massone e democristiano oltre che personaggio fondamentale nella loggia P2, come Clara Canetti, moglie di Roberto Calvi, disse il 6 dicembre dell’82 alla commissione P2 di Tina Anselmi:
Gelli era solo il quarto. Il primo era Andreotti, il secondo era Francesco Cosentino, il terzo era Umberto Ortolani, il quarto era Gelli