La chiesa ritorni a don Pino Puglisi e don Peppe Diana e non resti a guardare
Ventidue anni dopo la loro morte, sfortunatamente, nessun altro sacerdote ha raggiunto la loro altezza nella lotta contro le mafie
Gli assassini di don Giuseppe Puglisi e di don Giuseppe Diana da parte della criminalità organizzata sconvolsero la “roccaforte” della Chiesa cattolica e colpirono al cuore la società civile italiana.
Di Vincenzo Musacchio
I due parroci antimafia ebbero però il grande merito di sfidare senza timori il predominio mafioso proprio attraverso i valori e i simboli della Chiesa. Spinsero con veemenza i cattolici (e non solo) a prendere posizione contro le mafie, generando così uno dei principali motivi della loro morte ma al tempo stesso risvegliando le coscienze di tantissimi cittadini. Ventidue anni dopo la loro morte, sfortunatamente, nessun altro sacerdote ha raggiunto la loro altezza nella lotta contro le mafie. È il caso di notare che sia padre Puglisi che don Diana si sono concentrati soprattutto sui movimenti antimafia nelle scuole perché hanno sempre sostenuto l’idea che il futuro dei popoli si realizzasse all’interno dei cuori e delle menti di tanti giovani che rappresentano, uniti tra loro, la forza necessaria per lottare qualsiasi illegalità. Dopo la loro azione, la Chiesa cattolica sembra essersi fermata. Questa constatazione fa emergere una serie di preoccupazioni incentrate proprio sul fatto che il mondo cattolico dovrebbe essere una delle istituzioni più importanti nella lotta contro il crimine organizzato, invece, attualmente, si assiste ad un inconcepibile conservatorismo. Nella lotta alle mafie c’è una divisione all’interno del clero. Bisogna ricordare, come ha fatto Papa Wojtyla prima e Papa Bergoglio poi, che i mafiosi sono fuori dalla religione nonostante ne usino spesso i simboli. Di conseguenza occorrono meno prediche e più azioni concrete. Siamo convinti che la lotta contro le mafie possa essere qualificata anche dai movimenti religiosi che con orgoglio possono senz’altro ispirarsi alla cultura e alla natura dell’associazionismo laico. La Chiesa non può trascurare di parlare contro le mafie sempre e comunque, e questo al fine di mantenere lo spirito antimafia sempre vivo tra la gente. Deve farlo ogni giorno partendo dalla più piccola parrocchia e arrivando fino al Vaticano. Affinché la lotta alle mafie possa avere margini di successo, la Chiesa dovrà impegnarsi al massimo dando il meglio di se stessa. Come i mafiosi sono disposti a morire per promuovere la causa della mafia, così la Chiesa nella sua interezza, dovrà essere disposta a fare lo stesso. La lotta al crimine organizzato ha bisogno, oggi più che mai, del mondo cattolico, poiché, dopo i sacrifici di don Diana e don Puglisi, occorre una scatto d’orgoglio. Se vuole tornare ad essere credibile nella sua missione la Chiesa non può non essere spada nel fianco di tutte le mafie.