Denuncia il malaffare, minacciato dalla mafia, fugge con la sua famiglia

Sembra la storia di un film, eppure è la triste realtà. Protagonista Ivan Bajo, uomo di 44 anni di Siracusa costretto a scappare come un delinquente con sua moglie e i due suoi figli. Ha denunciato il reggente del clan Bottaro-Attanasio.

Una storia ai limiti della ragionevolezza, siamo a Siracusa, o meglio eravamo perchè Ivan qualche settimana fa è dovuto scappare con moglie e figli.

Ivan era un impiegato Isab, una grossa azienda di raffinazione inserita nel polo perltrochimico di Priolo Gargallo (SR). L’inferno inizia quando decide, insieme a due suoi colleghi di aprire un circolo ricreativo che doveva essere accesibile agli oltre mille lavoratori dell’Isab, che potevano incontrarsi al di fuori dello stabilimento per svagarsi in compagnia, guardare le partite, mangiare, insomma un punto di ritrovo. Cosi ad agosto 2103 il circolo diventa realtà. Le cose vanno male, perché l’intenzione dei soci di Bajo era quella di far diventare il circolo un punto dove gestire affari illegali, da scommesse sino a far circolare droga. Cosi qualche mese dopo,  nel settembre 2013, un avvenimento grave scuote la famiglia di Ivan. Si presenta un amico del  suo socio, consegnando una busta alla moglie di Ivan. Busta che avrebbe dovuto poi consegnare al socio di Ivan. Ivan tornando da lavoro apprende dalla moglie la presenza di questa busta all’interno del suo locale e si insospettisce. Dentro quella busta infatti c’era un panetto di hashish. Quel episodio lo scuote al punto che Ivan decide di mollare tutto, e comunicarlo ai suoi soci che non la prendono affatto bene. Lo minacciano, gli dicono che non doveva mollare o denunciare il ritrovamento della droga perchè altrimenti erano guai per lui e la sua famiglia. Dalle parole passano ai fatti lo picchiano brutalmente. Sino a chiedergli dei soldi per uscire dall’azienda, cifre spropositate. Per risolvere la faccenda i soci si rivolgono a Luciano De Carolis, ritenuto dagli inquirenti il reggente del clan Bottaro-Attanasio di Siracusa. De Carolis è tra i 68 imputati del maxi-processo “Tera bruciata” per associazione a delinquere di stampo mafioso. Il malavitoso incontra Ivan e lo invita a risolvere quanto prima la faccenda. Adesso la gestione della questione è nella sue mani.

Ivan non ci sta e denuncia tutti, fa nomi e cognomi. Per lui è solo l’inizio di un precipizio. Il negozio del fratello viene bruciato come per magia.

Ivan davanti il negozio del fratello andato in fiamme

La vicenda si ripercuote inevitabilmente nella azienda dove lavora. I soci non lo vogliono nemmeno più vedere in fabbrica. Anche lì Ivan subisce, manomettono alcune manopole che erano sotto la sua responsabilità provocando danni ingenti. Ivan non ci sta e denuncia la situazione ai vertici Isab, raccontando tutto. Anche lì viene ignorato. Tutti lo prendono per pazzo visionario, intanto la sete di giustizia di Ivan non si ferma, denuncia il malaffare anche dentro la sua azienda. Pubblica un video dove si vede che può comprare tranquillamente sigarette di contrabbando all’interno della fabbrica. I vertici dell’azienda gli recapitano lettera di licenziamento per giusta causa, ha parlato male della azienda per la quale lavora. Ivan pianta le tende davanti lo stabilimento, grida giustizia, ma nessuno lo ascolta. Qualche giorno fa il mio cellulare squilla: <<Ismaele le minacce sono diventate pesantissime, sono dovuto scappare da Siracusa>>. Ci incontriamo fuori dalla Sicilia. Lo vedo distrutto, non ha più un lavoro, non ha più una casa e dorme in macchina con la sua famiglia. Quando si rivolge alle forze dell’ordine la risposta è sempre la stessa: <<Ci sono delle indagini in corso>>.  Mi guarda, piange, i suoi occhi gridano vendetta.