“Il provvedimento scaturisce da un’articolata attività investigativa condotta dal ROS in direzione della famiglia mafiosa di Caltagirone (CT), di cui sono stati ricostruiti gli assetti organizzativi, gli ambiti operativi e le relazioni con altri sodalizi mafiosi anche esterni alla provincia di Catania”, spiegano i militari. Il lavoro degli investigatori ha permesso di accertare le responsabilità del gruppo criminale in un duplice omicidio commesso a Raddusa, in provincia di Catania. Sono stati anche documentati numerosi incontri tra gli esponenti di vertice di Cosa Nostra della famiglia di Caltagirone, dei “Santapaola” e del clan “Nardo” di Lentini in provincia di Siracusa.
I “summit” di mafia erano volti all’individuazione del rappresentante provinciale di Catania e alla gestione condivisa dei proventi estorsivi derivanti da appalti pubblici e privati. “In una fase delicata di transizione degli equilibri di potere – scrivono gli inquirenti – il provvedimento si è reso necessario per scongiurare ulteriori fatti di sangue”. Il 28 di agosto si incontrano a Catania per cercare quindi l’erede di Vincenzo Aiello, ultimo rappresentante provinciale.
Nei vertici successivi, tenutisi nel territorio di Carlentini, il 18 dicembre 2015 e il 23 dicembre dello stesso anno, è stato accertato che la famiglia Santapaola, insieme agli esponenti del clan Nardo pretendeva di partecipare alla spartizione degli introiti delle estorsioni appannaggio di quella calatina. Salvatore Di Benedetto e Giovanni Pappalardo durante gli incontri di Carlentini e Paternò, in occasione dei quali state esplicitate le pretese dei Santapaola, si erano fieramente opposti.
Quando Alfonso Fiammetta viene scarcerato, il 24 novembre 2015, rientra nel circuito criminale ma trova il “proprio” territorio presidiato da Salvatore Di Benedetto e Giovanni Pappalardo della famiglia di Caltagirone che avevano come punto di riferimento il reggente Salvatore Seminara.
Quest’ultimo approfittando dell’assenza di Febronio Oliva e Alfonso Fiammetta, aveva gradualmente assoggettato al proprio controllo i territori di Palagonia e Ramacca.
Il 4 aprile durante il tragitto, come documentato attraverso le attività tecniche di intercettazione dei Carabinieri del ROS, Pappalardo e Di Benedetto della famiglia di Caltagirone i due uscivano illesi da un agguato. Le due vittime, quindi, hanno subito individuato in Fiammetta e Floridia della famiglia Santapaola i mandanti.
A questo punto parte la vendetta che si estende anche al figlio di Alfondo Fiammetta. Di Benedetto e Pappalardo sanno che l’8 aprile 2016 la Corte di Cassazione si sarebbe pronunciata sulla posizione di Alfonso Fiammetta implicato nel processo IBLIS e che in caso di condanna l’interessato si sarebbe presentato presso la Casa Circondariale di Caltanissetta e i due avrebbero compiuto l’omicidio lungo il tragitto per arrivare al carcere di Caltanissetta. Ma l’aggiornamento della pronuncia al giugno prossimo ha reso impossibile la realizzazione dell’assassinio, che – dicono i Carabinieri – rimane un progetto che i due vogliono portare avanti.
Il 15 aprile 2016 un nuovo incontro per cercare di risolvere la situazione di contrasto tra le due famiglie. al quale prendevano parte Francesco Amantea, i fratelli Galioto e Pippo Floridia per i Santapaola e il clan Nardo e dall’altra parte Salvatore Seminare reggente della famiglia di Caltagirone. Le conversazioni ascoltate dai ROS in quell’incontro sono esplicite. Seminare lamenta che durante l’incontro del 29 febbraio 2016 Santapaola si era presentato con un numero eccessivo di accompagnatori, peraltro tutti armati. Poi sui soldi pretesi da Santapaola ha rimarcato il fatto che quei proventi spettavano a Palermo e infine ha chiesto dell’agguato a Di Benedetto.
Gli emissari di Santapaola sulle prime due questioni si sono scustati e avrebbero riferito a Santapaola delle rimostranze di Seminara. Ma sull’agguato disconoscono il tutto gli uomini di Santapaola. Il giorno dopo Seminare riceva la visita di Di Benedetto e Pappalardo che dopo aver parlarto dell’incontro rimangono convinti che dietro l’agguato ci sia il coinvolgimento di Floridia.
“I proposti ritorsivi palesati – scrivono dalla Procura – da Di Bendetto e Pappalardo, in possesso di rilevante numero di armi, uniti al fatto che taluni indagati, proprio in corrispondenza del fatto delittuoso da quelli subito, hanno sovente pernottato in luoghi non noti, ha imposto l’adozione di provvedimenti urgenti, atti a scongiurare ulteriori delitti e il pericolo di fuga”.
Per Seminara, Di Benedetto e Simonte Rino è contestato il duplice omicidio di Cutrona Salvatore e Turrisi Giovanni, avvenuto a Raddusa il 5 aprile del 2015. Il delitto, allo stato, è riconducibile a vicende interne alla famiglia calatina e, segnatamente alla minor affidabilità di Cutrona, al quale è succeduto, nel ruolo di responsabile di Raddusa proprio Simonte Rino. Quest’ultimo è stato individuato quale esecutore materiale mentre Seminara e Di Benedetto quali mandanti.
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