Caro Renzi, stavolta l’hai fatta grossa
Com’è noto, domenica 17 aprile gli italiani sono stati chiamati a votare per un referendum abrogativo che, non essendo stato raggiunto il quorum previsto dalla legge, non ha portato nessuna conseguenza rispetto all’assetto precedente; eccezion fatta per lo sperpero di denaro, ovviamente. Ma in questa sede non voglio discutere di quanto sarebbe stata bella la vittoria dei Si e il raggiungimento del quorum, o di quanto invece è utile e meraviglioso trivellare i nostri mari.
Voglio piuttosto far luce sul comportamento adottato dal quel simpaticissimo e giovanissimo presidente del consiglio che ci ritroviamo. Si chiama Matteo Renzi, è stato sindaco di Firenze, campione di abbagli costituzionali, non conosce bene le leggi (o fa finta di non conoscerle) e non parla inglese. Partiamo dalla cosa meno grave: l’accorpamento del referendum sulle trivellazioni con le amministrative previste per giugno prossimo non si è potuto fare. La faccenda presentava «difficoltà di natura tecnica, non superabili in via amministrativa», che tradotto significa “se accorpiamo le due cose, si raggiunge il quorum e questo sinceramente non è di nostro gradimento”. Senza voler accusare nessuno, sembra in effetti un po’ strano che, guarda caso, le difficoltà di natura tecnica sorgano per una votazione sulla quale il governo tendenzialmente non è “d’accordo”.
Questo è l’ulteriore punto su cui dobbiamo soffermarci, ovvero: in che senso un governo o semplicemente il suo presidente possono non essere “d’accordo” con una qualsiasi votazione? Chiariamo subito che l’induzione all’astensione è un reato penale punito con la reclusione da 3 mesi a 3 anni e con la multa da 309€ a 2065€. Ciò detto, augurarsi il fallimento di un referendum ed esternare tale pensiero non costituisce certamente reato; al di là dell’ambito penale, in ogni caso, esprimere opinioni contrarie ai doveri imposti dalla nostra carta costituzionale, abusando della propria notorietà, è un atteggiamento che mal si sposa con i doveri morali ai quali dovrebbe ispirarsi chi ricopre un ruolo istituzionale. Ma nulla di nuovo per la nostra storia politica; abbiamo visto anche di peggio.
Già Silvio Berlusconi e Bettino Craxi ancor prima di lui avevano il vizio di invitare i cittadini ad andare “al mare” in determinate domeniche; sicuramente perché è statisticamente il giorno di maggior libertá per i lavoratori… Non voglio dilungarmi sui peccatucci di coloro che hanno amministrato il nostro paese negli ultimi anni (anche perché non ho il tempo di scrivere un manuale di 3000 pagine) ma certamente una cosa voglio dirla: c’èun problema! Un problema di dimensioni colossali, di cui pochi si accorgono o si interessano, che lede ogni giorno di più ciò che i nostri padri costituenti avevano previsto per noi, e che di recente il leglislatore ha deciso di riformare nei suoi assetti fondamentali; ma questa è un altra storia. Nel frattempo cerchiamo di andare a votare e di attendere i doveri recitati dalla nostra carta costituzionale. Sperando di continuare ad averne una.