Come tutti anche io ho appreso la notizia da Repubblica, e per un attimo ho avuto un sussulto, un momento di vuoto assoluto. Mi sono fermato per riordinare le idee, e ho scritto un post su facebook, senza troppi giri di parole. Ho chiamato Pino, non l’ho sentito sopraffatto, anzi, deciso a fare chiarezza per un sospetto troppo pesante per uno che come lui non si è mai arreso davanti a nulla. L’accusa parla dell’tentativo di ammorbidire le notizie del giornale in cambio di soldi e posti di lavoro da parte dei rispettivi sindaci di Partinico e Borgetto. Pino per molti rappresenta un simbolo dell’antimafia, ma è risaputo, per me è molto di più di un simbolo, un maestro da cui ho imparato tantissimo, con cui ho passato tanti giorni della mia vita, e a cui devo tanto. Fatto questo dovuto preambolo anche io voglio intervistare Pino, senza troppi peli sulla lingua. Certo non posso non nascondervi che questa sarà una delle interviste più “strane” della mia vita. Come di un allievo che intervista il proprio maestro, sapendo di doverlo “trattare” come lui mi tratterebbe, con obiettività, semplicemente!
Pino, l’accusa è gravissima, spiegaci cosa sta accadendo..
Siamo davanti l’ennesimo tentativo di screditare il lavoro che ormai da anni la nostra televisione sta facendo. Un lavoro contro i poteri forti, contro una fetta della magistratura corrotta, ma me l’aspettavo.
Le accuse sono specifiche però, come ti difendi?
Intanto per difendermi dovrei essere ufficialmente indagato, ma di questa famigerata indagine io non ho ricevuto alcun avviso di garanzia. Per quanto riguarda il contenuto delle presunte intercettazioni è risaputo che io quasi ogni giorno io racconto delle cose che non funzionano sia a Partinico che a Borgetto, basta sintonizzarsi sul 273 dalle 14,30 e le danze si aprono, altro che linea morbida. Assunzioni per la mia famiglia? Si sono tutti impostati, infatti sono disoccupati.
Quando hai letto la notizia qual è stata la prima cosa che ti è passata per la testa?
Non ho avuto il tempo di riflettere, ma solo di contrattaccare. Io non so se l’indagine a mio carico esiste davvero, ma due sono i casi. Se esiste, allora si fonda su delle calunnie e per questo querelerò i calunniatori. In più ci sarebbe anche il reato di rivelazione del segreto d’ufficio, i responsabili del quale non possono che essere alla procura di Palermo o tra gli investigatori, nei confronti dei quali ovviamente procederò in sede legale. Io comunque non ho niente da nascondere e sono pronto a chiarire tutto. Se l’indagine invece non esiste, allora la notizia è una bufala e sono pronto a denunciare chi ha diffuso notizie false su di me. In tutti e due casi chiedo alla procura di Palermo di uscire dal suo silenzio e di rendere noto come stanno le cose.
E se quelle intercettazioni esistono davvero?
La mia storia personale parla da sè. Io pretendo che la Procura esca dal silenzio ed esca queste fantomatiche “intercettazioni”. Sono il primo a chiederlo. La domanda presuppone che ci possa essere una eventuale ipotesi, io questa ipotesi nemmeno la immagino, perchè so che è solo una congiura per farmela pagare, ma noi non ci fermiamo.
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