Scalea, l’orto sociale che ha vinto la ‘ndrangheta, abbandonato dall’antimafia

Un orto, un semplice banale orto che è riuscito a dar fastidio ai boss di Scalea. Paesone calabrese sul mare, dove tanti sono i terreni incolti e lasciati a morire sotto il sole cocente.

ORTO CHE OFFRE LAVORO ALLE CATEGORIE PROTETTE 

Cosi Fabio Cifuni, referente diocesano di movimento “Azione Cattolica” lavoratori, decide di chiedere al comune un terreno per realizzare un progetto speciale. Con la sua cooperativa “Progetto Germano”, infatti, gestisce diversi servizi sociali per conto di numerosi comuni, cosi anche a Scalea decide di realizzare una iniziativa sociale rivolta alle categorie protette, disabili, orfani, pregiudicati. Cosi con la forza dei semi quell’orto poteva dar vita a numerosi ortaggi, quasi come una similitudine per dire che anche dalla terra più nera possono uscire frutti meravigliosi. Cosi dopo mesi di burocrazie varie, ottiene una buona fetta di terreno in concessione dal comune.

LE MINACCE DEL BOSS  SAVERIO VALENTE

Non è bastato il calvario burocratico, di un comune già sciolto per mafia e retto dai commissari, Fabio ha dovuto fare anche i conti con la famiglia che regge la criminalità della città, la famiglia Valente. Decimata già da diverse operazioni dei carabinieri, i fratelli Pietro, Franco e Carmelo sono già dietro le sbarre. A dar fastidio alla cooperativa “Progetto Germano” ci pensa il quarto fratello Saverio. Infatti da anni lo stesso, ha avuto non si capisce come, diversi terreni dal comune, e uno dei terreni “donati” ricade proprio accanto l’orto sociale.

DALLE MINACCE AI FATTI

Cosi il Valente non ci pensa due volte, si reca all’orto sociale intimando Fabio e i suoi collaboratori di lasciare il terreno perchè quest’ultimo era di sua proprietà. “Vi spezzo le gambe se non ve ne andate” cosi chiosa Saverio Valente. Fabio non ci pensa due volte e denuncia tutto facendolo arrestare.

DOPO L’ARRESTO LA SCARCERAZIONE E LE PAURE DI FABIO

Dopo l’arresto cautelativo, qualche settimana fa la notizia che ha scosso Fabio e tutti i suoi collaboratori. Il giudice ha infatti deciso di rilasciare in libertà Saverio, in attesa del processo. Cosi nell’indifferenza di tutti Fabio incontra giornalmente chi ha fatto arrestare, in piazza, al bar o al ristorante. “Sono amareggiato, denunciare mi è costato tanta sofferenza, ma speravo che lo stato non mi abbandonasse. Invece mi ritrovo il Valente girare in libertà, o coltivare la terra proprio accanto all’orto sociale. Più volte non si è risparmiato di salutarmi addirittura platealmente suonando il clacson, come per rivendicare la sua onnipotenza”. Queste le crude parole rilasciate al Moralizzatore da Fabio, che aggiunge: “La cosiddetta antimafia tradizionale non mi è stata affatto vicina, nessuno che ha espresso la solidarietà a me o ai ragazzi con i quali lavoro. Nulla il silenzio regna sovrano, ho pensato addirittura di lasciare l’orto. Ma, pensando e ripensando non posso e non voglio fare vincere la ‘ndrangheta.”