Quelle migliaia di minori non accompagnati che arrivano via mare
Quasi non si contano più le vittime del mare: uomini, donne e bambini che perdono la vita nel triste tentativo di raggiungere un posto migliore; un posto lontano da luoghi dove il “terrore” di guerre, violenze e dittature hanno relegato la vita di ognuno a semplici numeri.
“Numeri”, sì perché la tragedia che in questi decenni vede l’Italia principale approdo per numerosi migranti ha assunto proporzioni allarmanti.
Sono loro, i morti, a far emergere la tragicità di un fenomeno che non tende ad arrestarsi. Inermi, impotenti dinnanzi a centinaia di uomini, donne e bambini che
In migliaia, da soli
Oltre 3.800 dall’inizio dell’anno i minori stranieri non accompagnati arrivati in Italia in occasione di sbarchi. Su oltre 26 mila migranti arrivati di cui 4.400 riguardano minori (dati aggiornati al 26 aprile 2016 ndr). L’allarme è stato lanciato in occasione della visita a Lampedusa di Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, da Save the Children, l’organizzazione internazionale indipendente dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a tutelarne i diritti, lancia l’appello all’Europa affinché torni ad essere leader nel rispetto, la promozione dei diritti umani e la protezione e accoglienza dei più vulnerabili, tra cui i minori e in particolare quelli che viaggiano da soli, condividendo questa responsabilità tra gli stati membri.
Siamo presenti dal 2008 in tutte le aree di sbarco.Prima eravamo presenti con il progetto ‘Praesidium’, ma oggi continuiamo con le stesse attività in collaborazione con le autorità nell’individuazione dei gruppi vulnerabili (minori, minori non accompagnati, minori vittime di tratta), facciamo l’informativa legale dal momento degli sbarchi e seguiamo i migranti nelle strutture di prima accoglienza dove vengono portati, nonchè cerchiamo di comprendere le condizioni in cui risiedono nelle varie strutture. Seguiamo tutti i minori, in particolar modo quelli non accompagnati e spieghiamo loro quali sono i loro diritti, cosa li aspetta e cerchiamo di agevolare il ricongiungimento familiare con parenti presenti in Italia o all’estero.
L’isola di Lampedusa è da sempre avamposto del soccorso e dell’accoglienza. L’Unione Europea riparta da qui per assicurare a bambini e ad adolescenti in fuga da guerre, violenze, fame e povertà, un’accoglienza rispettosa dei loro diritti.
Siamo estremamente preoccupati che gli Stati membri continuino a considerare la crisi migratoria nell’ottica della salvaguardia dei propri confini. I minori continuano a essere una parte consistente dei migranti in arrivo e pochissime misure sono state adottate per far fronte alle loro esigenze, sia per quelli non accompagnati, sia per quelli che arrivano con le loro famiglie. Ricordiamo che la Commissione Europea ha individuato i minori soli come uno dei gruppi più vulnerabili e per questo, ne ha raccomandato la considerazione prioritaria nelle procedure di relocation. Manca ancora tuttavia una definizione pratica di come realizzare questa raccomandazione.
È chiaro che le politiche di deterrenza basate sulle recinzioni di filo spinato, sulle azioni intimidatorie delle forze di polizia e sulla chiusura delle frontiere faranno ben poco per fermare persone disperate alla ricerca di sicurezza
L’EUROPA E LA POLITICA DEBOLE
Negli anni si è discusso in Europa, e non solo, dei rimedi di una politica comune sul fronte migranti. Appelli, proclami, annunci che poco o nulla hanno fatto per cercare di “salvare” quante più vite possibili. Un dramma di proporzioni epiche che mostra come il fenomeno migrazione rappresenta la più grave crisi di rifugiati dalla Seconda Guerra Mondiale.
L’Europa si scopre prima linea di un’emergenza mondiale, punto in cui si riversano i conflitti che sconvolgono Medio Oriente, Asia, Africa.
Secondo una recente stima dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, il fenomeno non si arresterà prima del 2050, quando la popolazione mondiale si assesterà sui 9-10 miliardi di persone.
Un dato preoccupante che deve far riflettere su come l’Unione Europea deve far presto per affrontare una serie di regole che partano dalla revisione del diritto d’asilo fino ad arrivare ad una strategia “comune” per gestire i nuovi scenari geopolitici.
Proprio in queste ore l’UE sta vagliando l’ipotesi di un piano per contrastare le centinaia di migliaia di profughi attesi soprattutto dal Nord Africa attraverso la rotta mediterranea.
Le misure, abbastanza drastiche, sembrano vedere oltre alla creazione di appositi “centri temporanei di raccolta per profughi e migranti” sul suolo libico, l’ipotesi di “arresti”.
Indiscrezione del settimanale tedesco Der Spiegel, che ha visionato un documento di 17 pagine, elaborato dal servizio europeo per l’azione esterna che sostiene l’attività dell’Alto rappresentante Ue.
È l’Operazione Sophia, al momento, l’unica arma anti-trafficanti Ue nel mediterraneo. Un compito arduo che ha lo scopo di bloccare le tratte dei rifugiati in acque internazionali. Solo negli ultimi 6 mesi sono stati salvate oltre 13 mila vite.
LE PREVISIONI
Le coste del Mediterraneo stanno pian piano essere prese nuovamente di mira da parte di innumerevoli barconi. L’allarme sbarchi soprattutto dopo la chiusura della rotta dei Balcani e l’accordo tra UE e Turchia farebbe pensare ad un imminente allarme. Ipotesi che, secondo quando rilevato dall’inchiesta condotta dal giornale tedesco Bild, sarebbe al momento da escludere. I vertici di UNHCR hanno infatti scartato l’ipotesi di un massiccio arrivo di migranti rispetto agli anni passati. Un ottimismo avallato dal fatto che in Libia ci sono decine di migliaia di migranti pronti a partire con strutture “precarie” e non idonee a organizzare un flusso regolare.
I DATI UNHCR
A fornire i dati del fenomeno è l’UNHCR, la principale organizzazione al mondo, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, impegnata in prima linea a salvare vite umane, a proteggere i diritti di milioni di rifugiati, di sfollati e di apolidi, e a costruire per loro un futuro migliore. Un compito arduo ma essenziale per fornire acqua, cibo, tende, assistenza medica e psicologica ai numerosi migranti e richiedenti asilo.
Nel solo anno 2016 sono arrivati più di 180 mila migranti in Europa. La maggior parte di essi parte dalla Turchia con destinazione Grecia. Una tratta oramai “chiusa” dopo il blocco della rotta balcanica e il recente accordo UE-Turchia. Questo comporterà quasi inevitabilmente che sia il Mediterraneo a rappresentare la meta preferita dai profughi. Un dato al momento solo presunto ma che potrebbe essere smentito presto. Resta alta dunque l’attenzione, nonostante in Italia arrivino prevalentemente persone dalla Nigeria (18%), Gambia (12%) Somalia e Mali (8%).
Un trend in continua crescita se confrontato allo scorso anno, dove si registra un +14% ed un +90% di extracomunitari partiti dalla Libia.