Il 18 aprile sono morte centinaia di persone partite da Tobruk, che si trova in Libia, nel naufragio di un’imbarcazione carica di migranti. Provavano a raggiungere l’Italia e l’Europa e sono morte in mare a 365 giorni esatti da un altro drammatico naufragio, nel quale morirono circa altri 900 migranti a largo delle coste siciliane. Migranti. Vite, morti e luoghi comuni nel video.
L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) stima che dal 2000 oltre 40mila migranti siano morti nei mari di tutto il mondo. E sarebbero 22.400 quelli che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere le coste italiane ed europee in cerca di un futuro, una media di circa 1.500 morti in mare all’anno.
Per l’OIM nel passaggio dal Nord Africa all’Italia avviene più del 75% dei decessi a fronte di un numero di arrivi relativamente modesto rispetto a quelli sulle isole della Grecia.
Nel Mediterraneo nel 2011, i morti sono stati circa 1500; nel 2012, circa 500; nel 2013, più di 600. Nel 2014, sono stati registrati 3200 decessi, un numero cresciuto ancora nel 2015. E si tratta di un trend che prosegue costante nel 2016: finora 1261 migranti morti in mare secondo l’Unhcr e 1232 secondo l’Oim (dati aggiornati al 25 aprile).
La maggioranza delle persone sbarcate in Italia non fa domanda d’asilo in Italia, sarebbe scorretto affermare che questa maggioranza sia costituita di migranti economici (irregolari). Nel 2014 gli arrivi via mare sulle coste italiane sono stati circa 170mila e le domande d’asilo in Italia circa 65mila.
Secondo l’Unhcr, il 59% di persone arrivate in Italia attraverso il Mediterraneo ha i requisiti per ottenere lo status di rifugiato, la protezione sussidiaria o il permesso per motivi umanitari.
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