Le indagini sono state condotte dall’ottobre 2015 al mese di maggio 2016 ed hanno permesso di evidenziare l’esistenza di un’organizzazione criminale composta prevalentemente da cittadini somali dedita al traffico di connazionali, giunti in Italia clandestinamente. Dopo gli “sbarchi”, venivano prelevati dai centri di accoglienza e condotti all’interno di appartamenti ubicati a Catania – veri e propri “centri di raccolta” – dove venivano sequestrati in attesa che le rispettive famiglie, contattate telefonicamente, pagassero somme di denaro per la loro liberazione e la prosecuzione del viaggio verso la destinazione desiderata, in Italia o in Europa.
Nel corso delle indagini, in distinte circostanze, sono stati “liberati” diverse decine di cittadini somali, di cui alcuni minori trattenuti dai sodali dell’organizzazione all’interno di abitazioni nel territorio di Catania e nell’hinterland etneo.
La maggioranza delle persone sbarcate in Italia non fa domanda d’asilo in Italia. Nel 2014 gli arrivi via mare sulle coste italiane sono stati circa 170mila e le domande d’asilo in Italia circa 65mila. Secondo l’Unhcr, il 59% di persone arrivate in Italia attraverso il Mediterraneo ha i requisiti per ottenere lo status di rifugiato, la protezione sussidiaria o il permesso per motivi umanitari.
Assoum Alì e Alì Ibrahim, cittadini extracomunitari erano accusati dei reati di associazione a delinquere internazionale finalizzata allo sfruttamento e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sono stati scagionati da entrambe le imputazioni nel dicembre 2015.
La sentenza, depositata negli archivi del Tribunale di Catania lo scorso 3 dicembre, è stata firmata dal GIP Flavia Panzano. Il reato contestato ad Assoum Alì e Alì Ibrahim fu frutto di un’intercettazione di un barcone carico di migranti (circa 300); del loro ingresso in Italia vennero erroneamente ritenuti responsabili proprio gli imputati del processo.
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