Messina, mafia e politica. Arrestato un consigliere comunale ex PD ora Forza Italia
Questa mattina un’operazione della polizia ha decapitato tre famiglie mafiose della città dello stretto. Tra i 35 arrestati anche Paolo David, fedelissimo del deputato Genovese, ex Partito Democratico ora transitato in Forza Italia. Per gli investigatori le campagne elettorali del 2012 e 2013 sarebbero state condizionate dai clan.
L’operazione “matassa”
Tutto è scattato questa mattina, alle prime luci dell’alba, quando gli uomini della squadra mobile hanno iniziato ad eseguire gli arresti disposti dal gip Maria Teresa Arena su richiesta dei pm Liliana Todaro e Maria Pellegrino della Dda diretta da Guido Lo Forte.
Tre elezioni condizionate
Assunzioni presso strutture sanitarie, sacchetti della spesa e somme in denaro. Per gli inquirenti a Messina le campagne elettorali per le regionali del 2012, per le amministrative e le politiche del 2013 sarebbero state condizionate da una compravendita di voti mediata dalle famiglie mafiose dei quartieri Camaro-San Paolo e Santa Lucia Sopra Contesse.
Il rapporto con la politica
Il consigliere comunale in carica, già coinvolto nella Gettonopoli messinese, finito oggi in carcere è accusato di voto di scambio politico-mafioso. Le indagini hanno evidenziato l’esistenza di un’organizzazione che avrebbe raccolto un elevato numero di voti contando su persone gravitanti negli ambienti della criminalità organizzata che avrebbero attivamente procurato voti anche per esponenti della politica regionale e nazionale. Le cosche attive nei quartieri di “Camaro – San Paolo” e di Santa Lucia Sopra Contesse, avrebbero tenuto contatti con esponenti politici attraverso propri ‘ambasciatori’ che trattavano pacchetti di voti e affari. Chi indaga parla di “correlazioni” tra vertici e gregari delle cosche e “personaggi del mondo politico locale”, legami che “ostacolavano il libero esercizio del diritto di voto”.
Traffico di droga ed estorsioni e l’alleanza dei clan
L’indagine della polizia ha decapitato tre famiglie mafiose che controllavano in modo capillare i due quartieri e che, dopo anni di ostilità, avevano siglato una vera e propria pax mafiosa. Traffico di droga, estorsioni, ma anche condizionamento degli appalti e delle forniture erano controllati dai clan che avevano affidato ad alcuni loro esponenti i rapporti con la politica e con ambienti delle libere professioni e dell’imprenditoria.