A Licata il Sindaco anti-abusivismo per la legalità: non lasciate solo quel Comune

Sindaci in prima linea per il rispetto della legalità. Se in Italia oramai non si contano più i pubblici amministratori coinvolti in inchieste giudiziarie, esistono anche esempi di come, a volte, fare gli interessi della collettività nel rispetto della legge si scontra con un modus che vede amministratori “mirini” fin troppo facili.
Un caso su tutti, che in queste settimane sta facendo molto discutere, è il “sindaco anti-abusivismo” di Licata, così ribattezzato dopo essersi messo in prima linea contro quel fenomeno dilagante che prende in nome di “abusivismo”.

IL SINDACO ANTI-ABUSIVISMO

Angelo Cambiano, 35enne, è il primo cittadino di uno dei comuni più popolosi dell’agrigentino; terra che negli anni è divenuta “icona” incontrastata del fenomeno dell’abusivismo edilizio. Ed è così che dopo anni e discussioni, la Procura della Repubblica di Agrigento ha voluto mettere nero su bianco e chiedere finalmente ai comuni di applicare la legge, prevedendone la demolizione. Sì, perché le costruzioni, nonostante fossero gravate da sentenze passate in giudicato che le identificavano come “abusive” e pertanto ne prevedevano la demolizione, continuavano indisturbate a fare bella, o “brutta, vista in barba alla legge.

IL FENOMENO DELL’ABUSIVISMO NELL’AGRIGENTINO

Dopo le demolizioni ad Agrigento di numerose costruzioni, molte delle quali realizzate decenni addietro in Zona A (di inedificabilità assoluta ndr), il protocollo di intesa fra la Procura agrigentina e il Comune di Licata firmato lo scorso mese di ottobre, avrebbe dovuto consentire alle ruspe di abbattere alcune villette presenti a Torre di Gaffe.
Un iter che ha visto il suo avvio nei giorni scorsi, quando fra proteste e sit-in le ruspe hanno acceso i motori per iniziare i lavori.

LE INTIMIDAZIONI

E qui iniziano i primi problemi. Dapprima la lettera intimidatoria ricevuta dalla ditta che ha in gestione i lavori per le demolizioni; un fatto quest’ultimo che ha fatto “riflettere” la ditta “Patriarca” di Comiso (Rg) se continuare o meno coi lavori. Poi la ribalta nazionale con la trasmissione di Rai 1 “L’Arena” condotta da Massimo Giletti che ha portato nelle case degli italiani il “caso” abusivismo di Licata. Angelo Cambiano, presente in studio, sottolineò che: “Licata non è solo abusivismo. Nel mese di settembre dopo la nota della Procura della Repubblica di Agrigento, mi trovo ad affrontare la vicenda della 14 costruzioni abusive sulle quali pesano sentenza passate in giudicato. La politica ci ha sguazzato alimentando speranze, alla ricerca probabilmente del consenso. Si tratta di case abusive già acquisite al patrimonio comunale”.

Di parere contrario invece i rappresentanti degli abusivi che lamentano come il primo elenco delle case da abbattere sono sì abusive, ma: “fino a 1991 in Sicilia vi è stato un regime di ‘ambiguità’. La legge qui non sarà uguale per tutti perchè molte altre case non verranno demolite. Noi non l’abbiamo con il sindaco che ha fatto un atto dovuto, ma la legge vogliamo sia uguale per tutti”.

LA CASA DEL SINDACO DATA ALLE FIAMME

Tensione alta al comune di Licata, che ha portato, solo il giorno dopo la trasmissione di Giletti, a vedere la casa di campagna del sindaco Cambiano prendere fuoco. Atto doloso che, con molta probabilità, sarebbe la causa proprio per la presa di posizione del primo cittadino contro il fenomeno dell’abusivismo. Ipotesi al momento visto che gli investigatori indagano a 360°, ma che apre inevitabilmente una riflessione sul ruolo dei pubblici amministratori che si trovano ad affrontare emergenze, spesso per ripristinare quei fenomeni di illegalità diffusa cui non hanno responsabilità diretta.

LA RISPOSTA DELLE ISTITUZIONI

La risposta dello Stato c’è stata. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano e tutti i rappresentanti delle Istituzioni hanno condannato il vile gesto e hanno sostenuto il sindaco di Licata ad andare avanti. E come ha fatto sapere lo stesso primo cittadino, oggi sotto scorta, non farà alcun passo indietro e continuerà a rappresentare quel Comune.
Ma una domanda sorge spontanea: si può lasciare solo un Comune ad affrontare un problema così sentito e dal grande impatto sociale? Si può essere vicini e solidali sol quando accadono fenomeni che colpiscono le Istituzioni?

Risposte che sicuramente non arriveranno, ma che apre una riflessione sul ruolo di quei sindaci e pubblici amministratori che nel fare semplicemente il loro dovere si trovano facili bersagli. Il tutto per far rispettare la legge!