Sicilia, quella riforma che distrugge i servizi
Da molti fu definita la riforma “Giletti”, da altri più miseramente ricordata come esempio lampante di uno dei principali fallimenti di una politica regionale che in questi anni doveva dare risposte e certezze e che invece ha “regalato” instabilità e malgoverno.
Parliamo della tanto “amata” e “odiata” riforma sulle province siciliane. Una riforma che al di là delle aspettative, attualmente in Sicilia non ha ancora trovato il “via” definito con competenze e organi pronti a rilanciare i territori. Le oramai ex province Regionali sono divenuti Enti “vuoti”, “inutili” e con una situazione economica al lastrico. Avrebbero dovuto portare “economie” con il taglio della classe politica, ed invece ad oggi l’unico “taglio” è quello dei servizi per Enti che non sono più in grado di sostenere le fatiche dei mancati trasferimenti.
LE DIMISSIONI DEI COMMISSARI STRAORDINARI
Doveva essere una rivoluzione, ed invece ad oggi solo un “disastro”. Quel che resta è una riforma dai tanti aspetti bui.
Una situazione che solo qualche mese addietro portò i commissari dei Liberi Consorzi Comunali di Agrigento e Caltanissetta a lasciare l’incarico. Marcello Maisano (ad Agrigento ndr) e Alessandra Diliberto (a Caltanissetta ndr) preferirono abbandonare i vertici degli Enti sovracomunali poiché l’allora stanziamento in Finanziaria regionale di circa 230 milioni di euro da parte del governo siciliano, non risultava essere sufficiente a coprire i problemi di bilancio delle ex province. Poca roba che si aggiunge il mancato trasferimento statale che pare sia determinato proprio dalla mancata piena applicazione della riforma regionale dei Liberi Consorzi in Sicilia.
A farne le spese ovviamente i cittadini che si vedono “tagliare” quei servizi che avrebbero, in alcuni casi, dovuto rappresentare un buon volano per lo sviluppo territoriale.
IL CASO DEL POLO UNIVERSITARIO DI AGRIGENTO
Emblematico è il caso che in questi mesi sta vedendo protagonista il Polo Universitario di Agrigento. Come è facile intuire, una delle strutture che probabilmente chiuderà i battenti proprio per la mancata possibilità dell’ex Provincia Regionale (socio di maggioranza del Consorzio Universitario ndr) di garantire la quota annuale di circa 750 mila euro. Un problema di non poco conto se consideriamo che già l’offerta formativa universitaria dell’Università degli Studi di Palermo pare abbia tagliato i corsi di laurea in Giurisprudenza e Architettura presso il Polo di Agrigento. La ex Provincia agrigentina aveva infatti addirittura revocato la propria partecipazione quale socio di maggioranza, decretandone nei fatti la “morte”.
Ovviamente migliaia di studenti, con le loro famiglie, hanno gridato allo scandalo. Quella che era da tutti considerato una “perla” per l’intera provincia di Agrigento, oggi probabilmente vedrà chiudere i battenti e con essa la speranza di una crescita culturale e sociale. Tutto ora sembrerebbe essere nelle mani di un nuovo commissario straordinario che si trova tra l’incudine e il martello: cercare di garantire il futuro formativo di migliaia di giovani e andare alla ricerca di quei fondi che possano in qualche modo garantirne la salvezza.
Cosa accadrà è ancora un grosso punto interrogativo, ma quel che è certo è che la riforma sulle province siciliane ad oggi ha solo creato un gran “caos”.