Pochi giorni fa si è conclusa l’assemblea annuale di Confersercenti Palermo, un occasione per tracciare un bilancio e delineare il profilo del tessuto economico palermitano. Confersercenti da oltre due anni è impegnata in un profondo rinnovamento dei propri organi dirigenti e in un rilancio della propria azione senza mai però perdere di vista l’interesse collettivo.
Il presidente Mario Attinasi sottolinea la sinergia con le forze dell’ordine, “abbiamo incontrato il Questore, a seguito di ripetute rapine a danno di esercizi commerciali, chiedendo una presenza più visibile delle forze dell’ordine sul territorio; è abbiamo chiesto che la Camera di Commercio rinnovasse tempestivamente i propri organi direttivi, dopo le vicende giudiziarie che tutti conosciamo, ed è per questo che ci battiamo per il taglio dei compensi della Camera di Commercio, convinti come siamo che quello sia un servizio e non un posto di potere; è per questo che abbiamo sempre incoraggiato tutti i nostri iscritti a dire ‘no’ al pizzo, invitandoli a denunciare sempre e comunque”.
Secondo il report dell’Eures, che si occupa di ricerche economiche e sociali, e del Cer, il Centro Europa ricerche, tra il 2008 e il 2014 in Sicilia i reati sono aumentati del 4,2%, contro una media nazionale del 3,6%; e se nel 2014 il trend è positivo, nel senso che i reati in Italia sono diminuiti, bisogna sottolineare che nella nostra regione sono calati del 2,1%, contro il 2,7% del Paese. Tra il 2008 e il 2014 in particolare a Palermo c’è stato un aumento dei reati denunciati dell’11,4%, mentre ad Agrigento e Caltanissetta si registra una diminuzione significativa rispettivamente del 5,9 e 4,8%. Aumentano invece, e lo diciamo con forte preoccupazione, i furti e le rapine ai danni di esercizi commerciali che a Palermo nel 2014 sono stati 1.725, con un aumento dell’1,8% rispetto all’anno precedente e del 6,5% rispetto al 2008.
Camminare a Palermo in via Maqueda facendo la gimcana tra le bancarelle è uno spettacolo indecoroso che non solo danneggia gli imprenditori onesti che pagano le tasse, ma mette a rischio anche i consumatori con prodotti di dubbia provenienza che, spesso, non rispettano neanche i minimi standard di sicurezza.
Preoccupante il fenomeno dei B&B illegali: non solo per l’evasione fiscale e la mancata riscossione della tassa di soggiorno, ma anche perché tolgono una fetta di mercato importante nel territorio alle imprese regolari e altresì infondono un sentimento di scoramento e impotenza in tutti coloro che fanno della legalità un normale modus operandi.
I reati di contraffazione e violazione della proprietà intellettuale a Palermo sono stati nel 2014 ben 294 ogni mille abitanti, in aumento del 69,9% rispetto al 2013 e del 122,7% rispetto al 2008. Un vero e proprio boom. Nel 2014 sono state condotte in città e provincia 985 operazioni di contrasto al fenomeno dell’abusivismo commerciale su ambulanti con licenza, 113 su ambulanti senza licenza e sono state denunciate 268 persone.
Abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere – continua nella sua relazione Attinasi – al Comune e alle forze dell’ordine un impegno straordinario su questo fronte perché il pericolo che corriamo è che passi un messaggio sbagliato e cioè che chi lavora in nero, chi non paga le tasse, chi non rispetta le regole alla fine possa farla franca e chi, invece, opera nella legalità sia solo uno sciocco. Basta camminare per Palermo per contare, a centinaia, i venditori abusivi che offrono di tutto: frutta, verdura, pesce, fiori, articoli da mare, addirittura mobili ed elementi di arredamento. E tutto questo non avviene nelle periferie più nascoste ma in pieno centro, alla luce del giorno, tutti i giorni dell’anno. Una situazione ormai insostenibile e a cui Confesercenti dice a voce chiara e forte: basta!
Negli ultimi cinque anni, in media ogni giorno sono state aperte 114 imprese contro le 190 che invece hanno chiuso i battenti, per un saldo negativo di 76 attività. Di contro, gli irregolari su aree pubbliche nel solo ambito del commercio toccano quota 100 mila. Sulla provincia di Palermo, il numero delle imprese registrate cala progressivamente: dalle 99.821 del 2010 alle 95.829 del 2015, uno dei dati peggiori della regione. Dal 2007 al 2015 si registra un calo del 28% di imprese registrate nell’agricoltura, del 5,6% nelle costruzioni, del 27% nell’industria, con segnali positivi solo per il commercio e il turismo (appena lo 0,6%) e degli altri servizi (21,1 %).
In picchiata anche i prestiti alle imprese che calano, in appena 4 anni, del 18,8%, mentre il tasso di insolvenza si attesta sul 20,4% nel 2015. Il tutto in un contesto in cui il tasso di occupazione è di appena il 38% e quello di disoccupazione del 23,9%, prendendo in considerazione chi ha più di 15 anni.
Madonie e in particolare a Petralia, Ganci, Geraci e Castelbuono, per citarne alcuni;
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