C’è “sport” e “Sport”. C’è uno sport, quello più conosciuto, che vediamo in Tv, che ha un suo linguaggio articolato, che ha una sua maggiore influenza sulle persone, eccessivamente spettacolarizzato, con atleti selezionati, a volte violento in campo e fuori campo, a volte anche dopato, che magari sarà bello a vedersi ma che contiene (proprio come nelle medicine costosissime) delle forti controindicazioni, e c’è invece uno Sport, quello meno conosciuto, meno spettacolarizzato, praticato nei posti più o meno reconditi e dalla maggior parte di umanità, che è componente essenziale della nostra società, capace di trasmettere le regole fondamentali della vita sociale e grande portatore di valori educativi.
Per lo sport (per capirci, quello che io scrivo con la esse minuscola), soprattutto in questo periodo di calciomercato, si parla di opzioni, clausole rescissorie, diritti d’immagine, contratti pluriennali, bonus, diritti televisivi, abbonamenti, tessera del tifoso, e sembra, più che di “uomini”, si parli di “cose”, più che di muscoli cuore e braccia, si parli di fredda organizzazione aziendale. E’ lo sport che a qualsiasi ora della giornata si può seguire nelle sue evoluzioni nei canali televisivi, sul web, sullo smartphone. E’ lo sport che inchioda milioni di persone davanti alla televisione il venerdì sera, il sabato pomeriggio e la sera e la domenica nelle prime ore pomeridiane, il pomeriggio e la sera, quello che ci fa sentire “un po’ più italiano” quando c’è un campionato europeo o del mondo. Quello che mercifica il corpo sino a farlo idolatrare, quello che non va al di là del campanilismo oltre il quale iniziano veri e propri scontri, quello dove circolano flussi immensi di danaro, dove si cercano raggiri per eludere le regole, dove si scommette e pur di vincere si falsano incontri e classifiche, dove il tutto si condensa nello scontro e nel considerare “l’altro” come un acerrimo nemico.
Per l’altro Sport (quello che per me deve essere scritto con la esse maiuscola) e che è meno conosciuto, anche se non selettivo e maggiormente praticato, è sicuramente quello che ha maggiori possibilità di essere un buon mezzo per migliorare la società. E’ quello Sport senza grandi interessi, che si pratica solo per il piacere di giocare, che viene realizzato nei circoli, negli impianti dopolavoristici, all’ombra di un campanile, nelle parrocchie, per intenderci, dove al massimo, il motivo del contendersi diventa una medaglietta di similbronzo o una coppa in silver o in plastica colorata argento o oro. Sport che viene praticato sotto la diretta sorveglianza di educatori che offrono il loro tempo libero all’educazione alle regole, al fair play, al rispetto per l’altro, al giocare pensando che si possa anche perdere senza farne drammi, alla lealtà sportiva, tutte caratteristiche che, se se praticate in campo, inevitabilmente verranno poi messe in atto nella vita. E qual è il segreto? E’ proprio il gioco per la passione di “giocare”.
No soldi, no scommesse, no mercificazione, si tolleranza, si rispetto delle regole, si lealtà.
E questo l’aveva ben capito Padre Pino Puglisi che nel suo operato capì sin da subito la grande valenza dello Sport per avviare i bambini, i ragazzi ad una disciplina sportiva educativa che poteva avere il suo acme all’interno della parrocchia con la parola di Cristo.
Totò Riina, in una intercettazione al carcere di Opera, parlando nell’ora d’aria con il capo della sacra corona unita, rivelò che don Ciotti doveva essere ammazzato come “u parrinu ri Brancacciu” che aveva invaso il suo territorio. Concretamente questa invasione si basava sul fatto che don Puglisi aveva fatto costruire spazi per far giocare i bambini, un campo di calcetto e il Centro Padre Nostro dove faceva fare loro doposcuola, insomma li faceva studiare. In pratica, a Riina, dava fastidio che la manovalanza del domani, era tutto il giorno impegnata. Questi luoghi di divertimento e questi luoghi di cultura e il loro inventore dovevano essere soppressi…
Ecco, proprio per questi ed altri motivi la mafia e la cultura mafiosa ci deve fare schifo! La negazione della libertà infantile, adolescenziale, della loro crescita sana e consapevole, di essere parte di una città che chiede anche il loro contributo a scapito di parassiti mafiosi che fanno solo i propri interessi usando arroganza e prepotenza giocando sulla vita degli altri. Ecco, proprio per questi ed altri motivi la mafia e la cultura mafiosa ci deve fare schifo!
Non ci deve meravigliare dunque se padre Golesano, il successore di don Pino Puglisi, nell’anniversario dell’esecrando misfatto, il 15 settembre 1993, abbia deciso di rendere pubblica una lettera indirizzata al killer che, nottetempo, più crudele di una belva feroce, colpì alle spalle un uomo disarmato di pistole e di pugnali, ma agguerrito, con le parole e con l’esempio, nella lotta contro i venditori di morte. Il Corriere della Sera, domenica 11 settembre ha dato ampio risalto alla missiva del parroco di Brancaccio, così titolando in apertura a tutta pagina 15:
“Caro killer, ci voleva un campo di calcio”.
Il titolo, all’articolo del giornalista Enzo Mignosi, è di quelli ad effetto, ma val la pena di leggere il brano più significativo della lettera di Padre Golesano.
A volte penso che se avessi avuto un vero campo di calcio, una casa accogliente, una vera famiglia, un lavoro, una scuola, un amico, “forse” non saresti mai diventato un killer ma un bravo ragazzo.
Tutto questo vengo a sapere dal professore Pino Clemente, grande allenatore di atletica leggera, giornalista e scrittore di Brancaccio che ha seguito il tutto da vicino, molto vicino.
Ma allora lo Sport, può essere antimafia? Da questi grandi esempi direi proprio di si. Lo Sport (continuo a scriverlo con la lettera maiuscola) può contribuire a fare antimafia perché con un’azione educativa cosciente e consapevole può cambiare le coscienze, può insegnare a rispettare le regole e di conseguenza le leggi, può far considerare l’altro come una risorsa e non come un nemico, può contribuire ad aprire una breccia sul futuro di ogni essere umano senza ottenebrarglielo.
Si, a Riina di don Puglisi, gli ha dato fastidio tutto questo… l’impegno, il divertimento, il campo di calcetto, la biblioteca, i libri, lo studio, i compiti per casa, il progresso e il movimento culturale e se alla mafia tutto questo è piaciuto, abbiamo capito che con lo Sport, quello con la esse maiuscola, fare antimafia certamente si può.
E allora, sotto con lo Sport e, mi raccomando studiamo!
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