Morire a 8 anni inseguendo un pallone…
Secondo la dinamica, tuttora non molto chiara, il bambino si trovava in casa con il fratellino e un’amica di famiglia, quando è sceso con un’altra bimba a giocare in cortile
Di Elisa Iacovo
La tragedia si è consumata nel cosentino -località Guardia Piemontese- il 28 Giugno scorso.
Secondo la dinamica, tuttora non molto chiara, il bambino si trovava in casa con il fratellino e un’amica di famiglia, quando è sceso con un’altra bimba a giocare in cortile. “Ogni volta che non ero a casa chiamavo sempre per sapere che facevano i bambini –parla la mamma- Quel giorno mi ha chiamato lei chiedendomi se Carmine potesse andare a giocare in cortile. Le ho detto di aspettare le 17, quando il sole avrebbe picchiato meno. Poi, alle 16:50 quella telefonata…” Dalle notizie raccolte, pare che il piccolo, giocando, abbia urtato il portone d’ingresso, centrando uno dei vetri che lo compongono, il quale si è frantumato dinnanzi ai suoi occhi bloccandogli la gamba e recidendogli l’arteria femorale. Fin qui si potrebbe, giustamente, pensare a un tragico, doloroso epilogo, un caso sfortunato. Se non fosse che i soccorsi, allertati nell’immediato, abbiano prestato scarsa attenzione al piccolo che, immerso in una pozza di sangue, ancora giocava tra la vita e la morte. Nonostante la presenza di un pronto soccorso a soli 10 km di distanza, si è preferito attendere l’arrivo dell’elisoccorso che, come se non bastasse, tra ordini o contrordini, è atterrato all’incirca 45 minuti dopo il fatto. Pare si sia verificato un problema di comunicazione con le autorità locali che, in breve, non sapevano “dove farlo atterrare”. A nulla è servito l’intervento dei medici dell’Ospedale Civile Annunziata di Cosenza, dove il piccolo è arrivato un’ora e mezza dopo l’incidente. Muore la notte stessa, dopo una serie di infinite e inutili trasfusioni. Il dolore per la perdita è accompagnato da rabbia, vuoto e frustrazione, ma soprattutto da quel senso di impotenza e dalla convinzione che non si è fatto abbastanza, che questa vita si poteva, anzi si doveva, salvare.
“Carmine è vittima dell’indifferenza e dell’egoismo della gente” queste le uniche dichiarazioni del padre.
LA LETTERA DEL NONNO
Abbiamo qui raccolto anche i frammenti di una lettera che il nonno paterno ha inviato al portale miocomune.it, colmi di sdegno e risentimento:
“Una fatalità lasciare il bambino al suolo ferito e sanguinante per circa 20 minuti invece di portalo in macchina al pronto soccorso.
Una fatalità nascere in una Regione da sempre amministrata in modo delinquenziale sperperando ed elargendo agli amici di merenda i pesanti tributi estorti ai Cittadini con prelievi e tassazioni sovente incostituzionali. Una fatalità vivere in una Regione che svuota gli ospedali dalle già scarse risorse professionali e tecnologiche e li riempie di zavorra elettorale. Una fatalità, nascere in una Regione che pur di continuare ad ingrassare i porci, smantella la rete pubblica del 118 e affida il servizio delle autoambulanze per il pronto soccorso ad associazione, spesso con operatori di dubbia professionalità.”
INCHIESTA DELLA PROCURA
A seguito dell’autopsia, la Procura di Paola (CS) ha aperto un’ inchiesta.
Carmine è morto per l’incompetenza delle persone, governanti e governati. Carmine è morto per l’ignoranza della gente, per le lauree e le professioni distribuite come merendine. Carmine è morto perché l’Italia è il Paese in cui per vivere devi essere “qualcuno”, altrimenti puoi solo sopravvivere.