Di Silvio Guagenti
Il seme del tutto è concesso non saldamente piantato nel terreno del buon gusto genera mostri. E accade che chi il 7 gennaio del 2015 raccoglieva il cordoglio del mondo che piangeva le 12 vittime dell’attentato contro la sede del giornale satirico parigino oggi sguazza in lacrime di morte.
“Terremoto all’italiana: penne al sugo di pomodoro, penne gratinate, lasagne” , questo il titolo apparso tra le pagine del settimanale satirico Charlie Hebdo,in vendita dal 31 agosto. Nel “menu” proposto da una delle firme di puntadel settimanale francese , il vignettista Felix, si offrono penne con salsa al pomodoro, penne gratinate e lasagne. Nella prima delle tre immagini un uomo insanguinato con su la scritta “penne sauce tomate”, una donna con il volto scheggiato diviene un piatto di pennette gratinate, mentre nell’ultima, probabilmente la più infelice, i corpi delle vittime (o pezzi di essi) divengono in comunione col sangue condimento per lasagne di macerie. La satira del settimanale francese non si è fermata dunque nemmeno di fronte ad una catastrofe come quella che ha colpito i paesi del centro Italia e che è costata la vita a 300 tra uomini ,donne e bambini. Nella stessa ultima pagina, il tema della sciagura in Italia viene affrontato in un colonnino con una serie di battute: “Circa 300 morti in un terremoto in Italia. Ancora non si sa se il sisma abbia gridato ‘Allah akbar’ prima di tremare”. Le reazioni della rete ovviamente non si sono fatte attendere, e in molti hanno deciso di non rendere tacito il proprio sdegno. Ha detto la sua, in una dichiarazione apparsa su Repubblica anche il sindaco di Amatrice, uno dei paesini maggiormente colpiti dal sisma del 24 agosto scorso: “ma come si fa a fare una vignetta sui morti! Sono sicuro che questa satira sgradevole e imbarazzante non risponde al vero sentimento dei francesi – ha affermato il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi – Ben venga l’ironia, ma sulle disgrazie e sui morti non si fa satira – ha aggiunto – e sapremo mostrare come il popolo italiano sia un grande popolo, lo è stato nell’emergenza e lo sarà nella ricostruzione”.
Ci sono momenti, situazioni, dove anche la satira deve spegnere la giostra, o almeno ridefinirsi. E ritorna alla memoria il Crozza poetico nella puntata del talk “Dì martedi” in onda su La7 nella puntata successiva all’attentato che ha colpito la redazione del giornale che in quel momento si stringeva alle spalle del mondo e che oggi raccoglie il vomito di questo indigesto menu a base di sangue, lacrime e disperazione. Anche la satira, per quanto libera, non deve prescindere dai suoi ingredienti essenziali, uno tra questi è certamente il buon gusto oltre che lo stile. Nessuno su questa altalena che oscilla tra le vite spezzate dalle macerie, moribondi di cuore che hanno perso i loro cari e anime vaganti a cui non è rimasto nulla ha voglia di sorridere. Felix questa altalena non è riuscito ad immaginarla. Ma la satira è anche equilibrismo, dovrebbe destreggiarsi bene tra la“stronzaggine” e il buon senso. Ma alcune volte ci si fa prendere troppo la mano, o la matita.
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