I giovani, il branco, la chiamata…

Ma siamo sicuri, noi genitori, di ciò che fanno i nostri figli quando escono con gli amici?

di Gino Pantaleone

Ma siamo sicuri, noi genitori, di ciò che fanno i nostri figli quando escono con gli amici?

Sentite l’allucinante racconto di alcune ragazze di una seconda classe di una scuola superiore palermitana qualche giorno dopo l’aggressione ad una ragazza finita in ospedale, punita per non essersi piegata alla legge del branco e per aver fatto “sgarbo” ad una ragazza di un’altra fazione. Noi che ormai abbiamo l’età degli “anta” restiamo sbalorditi ma, a detta dei giovani, tutto questo rientra nella normalità. Ora spiego qual è questa normalità.

Succede spesso che, due individui che non hanno affinità elettive, che siano essi maschi o che siano esse femmine, litighino per motivi di convivenza forzata all’interno di un gruppo, ad esempio, la classe di una scuola. Mi dicono che, a questo punto, si avvia la procedura de la chiamata, sorta di scampaniata tra amici per prendere decisioni molto delicate relativamente allo screzio avvenuto, agli interventi da attuare, al codice da rispettare. La chiamata può avvenire per appuntamento o per messaggio nel gruppo whatsapp e già, quando questo avviene, si percepisce immediatamente che ci sarà da affrontare una sciarra.

Le regole, come nei duelli, si stabiliscono prima: in generale si ci dà appuntamento in tarda serata in un luogo poco frequentato (mi raccontano che i parcheggi superiori a Mondello sono molto gettonati). La contesa può avvenire tra due ragazzi da soli o tra due ragazze da sole, mentre i branchi assistono senza intervenire (magari tifano), oppure si potrà decidere l’intervento di un maschio nel caso che litighino due ragazze oppure ancora, l’intervento concordato, con partecipanti alla violenza stabiliti prima. Quando le bande si incontrano non c’è spazio per il dialogo; si passa direttamente alle mani. Spesso si arriva anche ad infrangere le regole e finisce con una scazzottata generale.

…ma mi dicono con grande serenità questa essere la normalità.

I gruppi-branchi spesso sono composti da giovani che fanno parte dello stesso quartiere o luogo geografico, ma non sempre è così. Frequentano gli stessi locali, hanno le stesse passioni (ad esempio i motori), gli stessi simboli tatuati di riconoscimento, usano gli stessi monili…

Nel mio gruppo ci sono compagni di scuola ma anche amici conosciuti in discoteca e che hanno voluto fare con noi un patto di sangue; noi siamo come una famiglia – mi dice un Tizia… – …mentre i capi comitiva sono ragazzi che hanno un carattere poco “tranquillo”.

Così sono usciti fuori i nomi di alcuni gruppi che prendono il nome della loro zona di aggregazione. “I ragazzi di Villa Sperlinga”, “I ragazzi dell’Oceania”, “I ragazzi di Mondello”, quelli di Villa Trabia, quelli del Giardino Inglese…

Alcune di queste bande, le più temerarie, fanno anche raid notturni nelle scuole o per sfregio (interrogazioni o compiti andati male, oppure per togliere di mezzo indizi) o per rubare su commissione, o per rubare e andarsi a rivendere per pochi spiccioli il ricavato.

…ma mi dicono questa essere sempre la normalità, cioè tutti i coetanei lo sanno A questo punto comincio a pensare che sono davvero io fuori dal mondo!

Da questi gruppi è difficile uscirne. Per uscirne si deve fare come un patto di silenzio e di omertà. Se si infrangono queste regole le conseguenze possono essere pericolose. Mi raccontano: “Si possono venire ad appostare sotto casa e aspettare che scendi per fartela pagare”.

U n’altra normalità è che in queste bande si usa fumare erba. Il “tritino” è un tipo di accessorio acquistabile anche su internet che trita l’erba finemente in modo tale che, mischiata al tabacco e avvolta infine nella cartina, possa essere fumata. Questa composizione di sigaretta prende il nome dall’accessorio: il “tritino”. C’è poi il “purino” che è una sigaretta composita non contenente tabacco ma arrotolata con solo hashish o sola marijuana e che ha un effetto psicotropo e a volte allucinogeno. Il “puzzone” invece è (udite, udite) un fumo fatto con la gomma delle macchine squagliata col fuoco di un accendino mischiata all’erba. Questo, ovviamente, oltre ad essere un allucinogeno più del tritino e del purino, ha controindicazioni fortemente cancerogene. Dicono i ragazzi e le ragazze con i quali ho conversato che, se le Forze dell’Ordine fanno un test-control, l’assunzione del “puzzone” ha meno probabilità di essere scoperto rispetto agli altri tipi di fumo, insomma a detta loro “non si capisce tanto che lo hai fumato”.

Io non so quanto di vero ci sia in tutto questo ma se la normalità è questa io mi sento un extraterrestre.

La droga, lo sappiamo tutti, è un mezzo di arricchimento dell’attività criminale della mafia, ma se chiedi ad un ragazzo o ad una ragazza che acquista dell’erba dal suo “spaccino” (il pusher per intenderci, ultimo tassello di una macrocriminalità), stiamo pur tranquilli che, se loro soldi finanziano la mafia, non gliene può fregare assolutamente niente. Ciò che importa è ottenerla, averla!

Alcuni elementi appartenenti a questi gruppi prendono la famosa strada che non spunta. Si gettano nella delinquenza per la soddisfazione dei propri bisogni, per arricchimento personale o per continuare ad acquistare “erba” o andandosi a rivendere gli oggetti rubati al mercato nero, altri, invece, i più intraprendenti, sentendosi pronti al grande salto, diventano manovalanza della criminalità organizzata diventandone facile preda.

Cosa dire? Nulla. Per uno come me che non ha mai provato neanche per scherzo a mettersi una sigaretta in bocca, tornando a casa ho riflettuto tanto… Questa normalità mi ha inquietato molto! Ed ho provato anche a raccontare tutto questo con grande enfasi ad alcuni amici, a ragazzi che so essere (con certezza) non appartenenti ad alcun gruppo di questi, e tutti mi hanno detto: ma questa è la normalità, non ci stai dicendo nulla di nuovo!

Ma che vecchio bacucco che sono! Mi sono perso la normalità della gioventù in declino e in miseria odierna. Ho avuto a portata di mano la ricetta per capire come mai la criminalità organizzata riesce ad avere nuovi affiliati e a continuare la sua indisturbata attività, e invece ho creduto di educare i ragazzi al senso civico, alla legalità, al vivere meglio e di questa normalità non ne avevo capito un bel niente!