Intervista shock – “Ho subito violenza dal mio ragazzo, ma non denuncio”
Sembra quasi la trama perversa di un film, lontana e improbabile dalla schiacciante routine della vita reale, e invece è tutto, purtroppo, concreto e molto più vicino di quanto immaginiamo. Una ragazza che subisce violenza ma che non denuncia, un copione che spesso si ripete e che nei peggiori dei casi può sfociare anche in gesti estremi.
“La mia vita cambiò esattamente 3 anni fa.. Conobbi un ragazzo e fu l’amore della mia vita. All’inizio era perfetto,bello, bravo, con un cuore grande e geloso al punto giusto. Col passare del tempo però iniziò a cambiare, iniziò a rivelarsi per quello è.. un mostro”. La vittima – ventenne della provincia di Cosenza – ci ha raccontato l’evoluzione di quello che è ora, fortunatamente, il suo ex fidanzato: da principe azzurro delle favole a psicopatico dei film horror”.
Ricordi com’è iniziato?
“Iniziò tutto quando cominciò ad impormi cosa indossare, a vietarmi il trucco e i bei vestiti – continua la giovane con un sorriso imbarazzato, quasi colpevole – dovevo essere solo sua, nessuno doveva guardarmi. Passavamo tutto il tempo in macchina sua (io la patente potevo sognarmela!) a girare per il paese e se per caso qualcuno osava salutare o fare un cenno della testa, iniziavano le urla. Poi fu la volta del primo schiaffo, neanche ricordo il motivo, so solo che le botte divennero frequenti, non c’era giorno che non mi alzasse mani. Una volta, a casa sua, in seguito ad una discussione, mi scagliò addosso un piatto e un bicchiere. Iniziai a sanguinare e la madre, anziché intervenire in mio aiuto, convinse il figlio a continuare l’opera in camera sua, altrimenti il marito si sarebbe irritato e avrebbe picchiato anche lei”.
Quindi ha ereditato questa tendenza psicotica dal padre. Perché non l’hai lasciato subito?
“Non riuscivo a lasciarlo forse perché ero troppo piccola, troppo stupida, troppo innamorata. Non riuscivo a lasciarlo perché, paradossalmente, era lui che aveva bisogno di me e non io di lui. Volevo aiutarlo. Mi ripetevo che dovevo solo resistere e sarei riuscita a cambiarlo, a levare il marcio. Sono sempre stata attratta dai casi persi”.
Quanto tempo siete stati insieme?
“Quasi tre anni. Per i primi due lo lasciavo fare, era come se non mi accorgessi di nulla. Non mi violentava solo fisicamente, anche mentalmente. Aveva il controllo su di me. Non mi permetteva di andare a scuola, di vedere gli amici. Avevo due telefoni, uno dei quali dovevo tenere in chiamata aperta con lui 24 ore su 24. Doveva sapere dov’ero, con chi e cosa dicevo in ogni momento della giornata. E ogni pretesto era buono per sfogare la sua rabbia sul mio corpo. Una volta ho salutato mio padre con un bacio e dopo, in macchina, ne ho pagato le conseguenze. Quando entravo in quell’auto, sapevo già come sarebbe andata a finire. Se poi mi prendevo il lusso di fare due minuti di ritardo, le botte aumentavano”.
Ma i tuoi non si accorgevano di nulla?
“No, indossavo maglioni a collo alto e pantaloni lunghi anche d’estate. Quando ho iniziato a non andare più a scuola, mamma mi ha mandato da una psicologa perché aveva capito che il motivo fosse lui. Ma alla dottoressa ho mentito. Lì ho capito che potrei fare l’attrice. – racconta soddisfatta, compiaciuta la ragazza– le ho detto che quella gelosa ero io; che ero io che lo opprimevo, che non gli permettevo di uscire, di avere degli amici e quindi, di conseguenza, per rispetto, anche io me ne privavo. Sono stata abbastanza convincente: sia lei che mia madre se la sono bevuta!”
E poi com’è finita? Cosa è cambiato
“Sono cambiata io. Ho capito che non era quella la vita che volevo. Non volevo diventare come sua madre. Però ancora non ero pronta per lasciarlo. Mi sono iscritta su Facebook con un contatto falso (ovviamente non potevo avere social!) e ho conosciuto un ragazzo di un paese vicino al mio che ho iniziato a sentire sempre più frequentemente e a cui, alla fine, sono riuscita a confidare tutto. Ci siamo scambiati i numeri di cellulare e una sera, mentre litigavo in macchina con il mio ragazzo, lui mi ha chiamata, cliccando sul mio nome per sbaglio. Il mio fidanzato si è arrabbiato ulteriormente e ha preso a colpirmi più forte. Poi ha tirato fuori una forbice e l’ha avvicinata al mio collo. Per fortuna la chiamata era rimasta aperta e quel ragazzo era ancora in linea e aveva sentito tutto. Non trovandosi molto distante da dov’eravamo parcheggiati, ci è venuto incontro, ha aperto la
portiera dell’auto e mi ha trascinato nella sua. Il mio ragazzo negava tutto, diceva che quei tagli e quei lividi me li ero procurata da sola. Da quella sera non l’ho più visto. Ora so che è fidanzato e probabilmente fa lo stesso con lei”.
E perché non lo hai denunciato?
“Ha già due denunce, la mia sarebbe decisiva. Non voglio rovinargli la vita come lui ha fatto con me”.
Una donna può perdere l’orgoglio, la dignità, ma mai la forza.