Gennaro Ciliberto, il prezzo dell’onestà per un testimone di giustizia
Gennaro Ciliberto, ex carabiniere, è stato responsabile della sicurezza sul lavoro nei cantieri della Carpenfer Roma srl. Lo abbiamo raggiunto al telefono per ascoltare dalla sua voce i fatti sin dall’inizio di questa vicenda.
Il suo è un urlo di rabbia. La rabbia di chi si è fatto Testimone di Giustizia e ha sacrificato la propria vita, la propria normalità per amore verso la legalità.
La denuncia
Dopo aver notato anomalie strutturali, soprattutto sulla SS36 della regione Monza, di cui era responsabile, oltre che infiltrazioni camorristiche, Ciliberto sceglie di raccontare agli inquirenti tali anomalie costruttive e sceglie di denunciare la corruzione nell’aggiudicazione dei lavori, facendo nomi e cognomi delle persone coinvolte.
Ciliberto racconta che ha denunciato per tutelare l’incolumità pubblica. Spiega, con l’animo di chi sa che era quella la scelta più corretta da fare, che la denuncia avrebbe prevenuto il crollo del ponte Ferentino.
Per la prima volta nella storia d’Italia, l’appalto autostradale da Salerno a Trento viene bloccato per un miliardo e settecento milioni di euro.
Questa denuncia ha dato il via al calvario di Ciliberto, che si protrae dal 2010 a oggi.
In questi anni è stato costretto a vivere lontano da tutti, come un fuggiasco. Privato della propria libertà e della propria normalità, anche se con un codice comportamentale eccellente, come ci racconta. E descrivendoci cosa era costretto a subire giornalmente, non manca di ringraziare l’arma dei Carabinieri che lo ha sempre sostenuto: “i carabinieri rischiano come me”.
Il no allo stadio
Tifoso del Napoli, si preparava in questi giorni ad assistere a una partita calcistica presso lo stadio San Paolo, dopo aver acquistato il biglietto del match. Con amarezza e rammarico racconta il no secco ricevuto poche ore prima dell’inizio della partita di calcio.
Ciliberto spiega con dispiacere che il Servizio Centrale di protezione non ha ammesso la sua presenza nella tribuna Posillipo, quest’ultima riservata a vip e autorità. “Se ci vai ti puniamo”, così gli è stato negato un piacere e perché no un diritto. Ciliberto commenta mettendo in luce le limitazioni che deve subire, pur rispettando i propri doveri.
Sono trattato come una pratica, come un numero di matricola. Sono un uomo perbene e voglio essere trattato come una persona normale e vivere senza limitazioni.