Veneto, allarme inquinamento: 1260 morti per contaminaizone da Pfas

Il servizio de “Le Iene“, realizzato da Nadia Toffa, dal titolo “Quando l’acqua diventa veleno”, mandato in onda nella puntata dell’11 Ottobre, ha subito fatto scalpore, suscitando la reazione dei più e trovando appoggio soprattutto nel M5S.

“È da mesi che lo denunciamo e anche nel servizio delle Iene lo hanno confermato. Infatti, ci sono allevatori che stanno allevando pollame con dell’acqua contaminata da una sostanza tossica chiamata Pfas, che è stata svernata da un’azienda”

Queste le parole del Capogruppo M5S Veneto, Jacopo Berti, in un breve video postato sul “Blog delle Stelle”. Il deputato pentastellato si è fatto portavoce di una lotta che non può e non deve essere solo personale, perché tocca da vicino uno dei maggiori elementi di identità culturale italiana e di riconoscimento nel Mond0, il cibo.

Di fatti, come egli stesso sottolinea “polli, tacchini e uova finiscono sulle tavole dei veneti e di gran parte dell’Italia, dato che si parla di un’azienda di alto livello. Peccato che, per evitare problemi penali, nel servizio non venga detto il nome dell’azienda”.

Ma partiamo dall’inizio. Cos’è il Pfas? Il termine Pfas sta letteralmente per  perfluoroalchiliche. Si tratta di molecole artificiali, sostanze chimiche utilizzate nell’industria per rendere impermeabili i tessuti e i rivestimenti, e quindi – ovviamente – tossiche, velenose e addirittura cancerogene.

Sale a 1260 il bilancio dei morti in più negli ultimi 30 anni per inquinamento da Pfas. I dati, forniti da uno studio condotto da Enea in colaborazione con Medici per l’ambiente, mostrano anche oltre 60mila contaminati tra coloro che, nel medio-lungo periodo, hanno riscontrato tumori del testicolo e del rene, colesterolo alto, malattie della tiroide, ipertensione in gravidanza, colite ulcerosa ed eclampsia (sindrome da convulsioni).

L’allarme era già scattato nel 2006 grazie a uno studio del Cnr, ma è solo nell’agosto del 2013 che la Regione Veneto ha deciso di intervenire puntando sull’installazione di filtri finalizzati alla depurazione delle falde acquifere; filtri che però, come emerge dal servizio de “Le Iene” e da un documento emanato dalla Regione stessa, in alcuni periodi, hanno delle “riduzioni delle capacità depurative” pertanto l’acqua risulta ancora contaminata con percentuali altissime.

L’Avv. Edoardo BertolottoLegale Associazioni Ambientaliste – intervistato dalla Toffa, punta il dito sulla ditta Miteni, operatrice nel campo della chimica del fluoro da più di 40 anni, come principale indagata per lo sversamento delle sostanze tossiche nelle falde acquifere della Regione Veneto e soprattutto nelle province di Verona Vicenza e Padova. La suddetta però non si ritiene minimamente responsabile del disastro ambientale, precisando di aver sempre rispettato normative e prescrizioni. Attualmente è quindi in corso un’inchiesta della Magistratura.

Si apre dunque la caccia all’azienda.

“Vogliamo avere quel nome per la sicurezza nostra e di tutti i cittadini italiani”

ribadisce Berti.