Abusi sessuali, arrestati un prete ed un militare a Palermo.
Lo scorso settembre, con l’accusa di violenze sessuali su minori, era finito in manette Giusto Francesco Palazzotto, il quale, aspirante prete dell’Ordine dei Cusmaniani, adescava giovanissimi online.
Si ripete oggi un copione macabro e spinoso, che vede coinvolti donne e minori.
All’alba di oggi è scattato l’arresto per Salvatore Anello, prete di 59 anni, e per Salvatore Muratore, 52enne e ufficiale dell’esercito. A dare inizio alle indagini, iniziate lo scorso aprile, la denuncia di una donna e delle sue figlie ancora minorenni. I due uomini approfittavano sessualmente di donne e bambine, con la scusa di volerle liberare dal “malocchio” e dal demonio.
Io mi sentivo svuotata, stanca e stordita, e non capivo la reale portata dei miei gesti e dei miei pensieri
SALVATORE ANELLO E LA “PREGHIERA DI GUARIGIONE”
Cappellano all’ospedale Civico di Palermo e sacerdote dell’ordine dei Cappuccini, era noto in città come “guaritore” ed “esorcista”, pur non essendo riconosciuto tale dalla diocesi del capoluogo siciliano. È stato accusato di violenza sessuale. Gli agenti della Polizia di Stato lo hanno fermato all’alba di oggi all’interno del Convento dei Cappuccini.
Il frate cappuccino si proponeva di porre fine alle sofferenze delle malcapitate per mezzo di una particolare “preghiera di guarigione”, che prevedeva l’insistente palpazione di donne e bambine nelle parti intime. È così che Anello, approfittando delle debolezze psichiche e dei problemi delle ignare vittime, ha abusato sessualmente di quattro donne e di una ragazzina di 12 anni.
Invitando le donne a fare affidamento alla preghiera e al Signore, le rassicurava: “si sarebbe risolto tutto”. Le vittime raccontano di aver ripetuto le visite per questo rincuorante motivo.
Padre Anello aveva l’abitudine, durante la preghiera, di imporre le mani, partendo dalle cosce. Cosa che fece anche quella volta. Iniziò con una mano a toccarmi alternativamente le cosce, per poi passare sulle natiche. Poi iniziò a palparmi la schiena, a mettermi la mano sotto la maglietta e strusciarla sulle spalle, fino a infilarla dentro i pantaloni, fin dentro gli slip, quasi fino all’ano. Poi mi mise la mano dentro il reggiseno sfiorandomi i seni
La donna, rivelando dettagli indecenti, confessa che i desideri sessuali del prete non risparmiarono neppure la figlia di 12 anni: “padre Anello iniziò a fare delle preghiere di guarigione per mia figlia, iniziando a toccare pure lei. Prima le sfiorò le gambe, fino a toccarle l’inguine, poi sotto la maglietta iniziò a palpeggiarle il seno, la pancia e le spalle fino a infilare la mano dentro i leggins e le mutandine”.
SALVATORE MURATORE, IL SOLDATO CARISMATICO
La donna e le figlie raccontano agli inquirenti di aver conosciuto Salvatore Muratore durante un gruppo di preghiera. In questa occasione l’ufficiale dell’esercito, che prestava servizio alla caserma Turba, si proponeva di aiutare le donne e le bambine a debellare, con l’ausilio di un olio benedetto, il “demone della lussuria”. Così il carismatico era riuscito a coinvolgere anche amiche e parenti delle donne. Il suo rito iniziava con un forte abbraccio, che doveva dare energia alle donne.
Lui mi avvicinava con la testa al suo pene, mentre avevo gli occhi chiusi, e io facevo sesso orale. Mi teneva la nuca che secondo lui serviva per superare i traumi. Quando mi avvicinavo a lui iniziavo a gridare come se il demonio uscisse e mi diceva di prendere energia dal suo pene
Muratore avrebbe abusato sessualmente di una minore, chiedendole sue fotografie in costume da bagno.
IL MESSAGGIO DALL’ESERCITO: PROFONDO SDEGNO E CONDANNA
L’Esercito, confermando la massima collaborazione con gli inquirenti, ha già “avviato tutte le procedure per l’immediata sospensione dal servizio” del colonnello S. Muratore.
L’Esercito ribadisce il pieno rigore nel perseguire i comportamenti che, violando la dignità umana, non rispettano principi e valori su cui si fonda l’Istituzione e screditano tutti i soldati che, invece, quotidianamente svolgono il proprio servizio alla Nazione, in Italia e all’estero, anche a rischio della propria vita