Mafia, 16 arresti a Catania e un ricercato. Preso anche il figlio del boss Mazzei
Questa mattina gli uomini della Polizia di Stato, su delega della Procura Distrettuale Antimafia di Catania, hanno arrestato 16 persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, furto, ricettazione ed altri reati, con 1’aggravante di avere commesso i fatti avvalendosi delle condizioni previste dall’art.416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’organizzazione mafiosa.
La misura cautelare, eseguita dalla Squadra Mobile di Catania nei confronti della famiglia Mazzei – “Carcagnusi” inserita in Cosa nostra e legata ai corleonesi, ha consentito di decapitare i vertici della cosca, tra cui il reggente Sebastiano Mazzei, inteso “Nucciu ‘u carcagnusu”, figlio del boss detenuto Santo Mazzei.
Le immagini dell’arresto
Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso (clan Mazzei – “Carcagnusi”), estorsione, esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza e minaccia, favoreggiamento personale e reati in materia di falso, con l’aggravante dell’art.7 D.L. n.152/1991, per avere commesso i fatti avvalendosi delle condizioni previste dall’art.416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’attività dell’organizzazione mafiosa oltre a furto e ricettazione.
Le indagini, tra nuovi assetti mafiosi e protezione
La misura cautelare arriva dopo gli esiti di indagini tecniche, condotte dalla Squadra Mobile, con il coordinamento dalla Procura – Direzione Distrettuale Antimafia, dal mese di febbraio 2015 al mese di luglio, che hanno riguardato l’organizzazione mafiosa Mazzei e, tra gli altri, alcuni appartenenti storici della cosca, come OCCHIONE Carmelo e MOTTA Maurizio Giovanni – ai quali è stato contestato un ruolo direttivo – e GIUSTI Carmelo, nonché nuove leve, tra le quali CARDI’ Giuseppe, ritenuto uomo di fiducia di MAZZEI Sebastiano. Proprio nell’ambito di queste indagini, il 10 aprile 2015, la Polizia è riuscita ad arrestare MAZZEI Sebastiano, al quale è stato contestato di avere organizzato sul territorio e diretto l’associazione mafiosa promossa dal padre MAZZEI Santo, inteso “Santo ‘u carcagnusu”.
MAZZEI Sebastiano, vanta una lunga militanza tra le fila dell’organizzazione mafiosa Mazzei, storicamente riconducibile a Cosa nostra palermitana, in quanto il padre dello stesso divenne “uomo d’onore” su decisione del boss corleonese Leoluca BAGARELLA. A FIDUCIA Gioacchina è stata contestata la partecipazione all’associazione mafiosa nella forma c.d. del “concorso esterno”, con particolare riferimento al contributo fornito dalla stessa nel mantenimento dello status di latitante di MAZZEI Sebastiano.
Le indagini, oltre ad avere delineato i nuovi assetti della organizzazione mafiosa prima e dopo la cattura del citato MAZZEI – evidenziando che ruoli di primazia, oltre all’indiscussa leadership di “Nuccio” MAZZEI, erano stati assunti da MOTTA Maurizio Giovanni e OCCHIONE Carmelo consentendo così di attestare la piena operatività della cosca ed in particolare della squadra del “Traforo” (notoriamente più vicina alla famiglia Mazzei che risiede in quel rione) che, al pari di quella di “Lineri” – oggetto di indagini condotte dalla Squadra Mobile, sotto il coordinamento della D.D.A., nell’arco temporale 2012-2013, sfociate nella nota operazione “Enigma” nel corso della quale, in data 16.6.2015, è stata data esecuzione a misura cautelare emessa nei confronti di 30 persone – era dedita ad attività estorsive ed alla commissione di reati contro il patrimonio.
Nell’ambito delle stesse indagini, il 10 maggio 2015, era stato tratto in arresto SEMINARA Rosario, perché responsabile di detenzione illegale di armi clandestine da guerra con relativo munizionamento, infatti, presso la sua abitazione vennero rinvenuti e sequestrati: una pistola tipo Zastava M57 cal.7,62 mm, con matricola abrasa e priva di punzonatura del banco nazionale di prova, munita di caricatore monofilare contenente nr.9 cartucce calibro 7,62×25; nr.26 cartucce sfuse cal.7,62×25; una pistola mitragliatrice tipo CZSA23 recante impressa la scritta VOZ 88, con matricola abrasa e priva di punzonatura del banco nazionale di prova, munita di caricatore contenente nr.4 cartucce cal.7,62×25; un caricatore di forma curva privo di cartucce. Uno dei destinatari della misura cautelare si è reso irreperibile ed è attivamente ricercato.