Messina: corruzione elettorale, 44 rinvii a giudizio. Incastrati Genovese e Rinaldi.
Termina con un totale di 44 rinvii a giudizio la prima udienza nell’ambito dell’ <<Operazione Matassa>> – il cui nome deriva dal suo significato letterale, un intreccio ingarbugliato di fili- attraverso cui la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Messina ha dato il via ad una serie di indagini, condotte a partire dal luglio 2011, le quali hanno dimostrato fitti legami tra il mondo della Mafia e quello della politica allo scopo di boicottare le elezioni regionali, politiche e comunali tenutesi tra l’ottobre 2012 e il luglio 2013 a Messina. Il processo avrà luogo giorno 8 febbraio 2017 davanti alla seconda sezione penale del tribunale.
Tra i nomi, emersi grazie alle numerose intercettazioni telefoniche, spiccano quelli del deputato nazionale Francantonio Genovese, ex parlamentare PD ora in Forza Italia e del cognato, l’On. Franco Rinaldi, deputato alla Regione Sicilia, anche lui “passato” dal PD a FI, nonchè quello dell’allora consigliere comunale e candidato nelle liste del PD alle elezioni per il rinnovo del consiglio, Paolo David. L’accusa posta loro in capo è quella di aver “ostacolato il libero esercizio del diritto di voto agli elettori”, ricercando consensi in cambio di favori di natura diversa: da somme di denaro a generi alimentari ad agevolazioni burocratiche fino ad assunzioni in strutture sanitarie.
Lo stesso Genovese si è visto, inoltre graziato, dalla Corte di Cassazione che per ben due volte annulla l’ordinanza emessa lo scorso 7 luglio, con cui era stato confermato l’obbligo di dimora del parlamentare nel comune di Messina, in merito all’inchiesta “Corsi D’Oro” sulla formazione professionale. I pm avevano infatti richiesto una condanna a 11 anni di reclusione e 15 mila euro di multa. “Mi attendo che il Tribunale – dice l’avvocato Nino Favazzo – dopo la nuova pronuncia della Suprema Corte, seppur tardivamente, prenda atto della insussistenza delle esigenze cautelari e, senza ulteriori indugi, revochi una misura che, sin dalla applicazione, si è segnalata solo per essere inutilmente afflittiva”.
Trasformismo, clientelismo, voto di scambio. Sembra davvero di fare un tuffo nel passato e di ritornare ai giorni viziosi dell’Italia liberale di Depretis, lontani dal concetto di moralità e correttezza. Nonostante queste pratiche sembrino a noi lontane anni luce, la politica italiana continua, a distanza di un secolo e mezzo, a vestirsi di frode e corruzione. Una politica che fa a pugni con l’onestà macchiandosi di indegnità e vergogna.