Associazione a delinquere finalizzata a commettere una serie di reati di peculato (cioè furto di denaro pubblico), riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte
Con questa accusa è finito in manette Francesco Corallo, imprenditore catanese diventato miliardario dopo aver ricevuto l’incarico da parte dello Stato di gestire il gioco d’azzardo legalizzato.
L’ACCUSA E LE INDAGINI
Le cifre sarebbero enormi. Secondo l’accusa sarebbero stati sottratti al fisco italiano fino al 2007 85 milioni di euro; altri 150 milioni sarebbero scomparsi fino al 2014 dalle casse nazionali della società Atlantis Bplus.
Le indagini, svolte dallo S.C.I.C.O. (servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata) della Guardia di Finanza, dimostrano che altissime cifre di denaro provenienti dall’Italia sono state nascoste in società offshore che erano controllate dai collaboratori di fiducia di Francesco Corallo. Il denaro proveniente dalle slot veniva trasferito da conti italiani e riciclato per mezzo di conti inglesi e olandesi. Poi veniva nascosto in società offshore caraibiche, gestite dai collaboratori di Corallo. Con queste accuse il giudice Simonetta d’Alessandro ha disposto l’arresto per Francesco Corallo, Rudolf Baetsen, Amedeo Labocetta, Alessandro La Monica e Arturo Vespignani.
FRANCESCO CORALLO
Arrestato dalla polizia olandese a Saint Marteen, Corallo è inquisito dalla Procura di Roma per essere il capo di un’associazione a delinquere volta a commettere diversi reati, tra i quali spicca il riciclaggio di denaro sottratto al fisco.
Infatti, il suo gruppo Atlantis Bplus, che da anni ha la concessione a gestire il business miliardario del gioco d’azzardo legalizzato, avrebbe dovuto assicurare allo Stato oltre 250 milioni di euro per pagare le tasse sui guadagni su slot e vlt.
I TULLIANI E LE SOCIETÀ OFFSHORE
Spuntano nelle indagini anche i nomi di Sergio e Giancarlo Tulliani, il suocero e il cognato di Gianfranco Fini, leader di An. I Tulliani sono indagati per riciclaggio: avrebbero aiutato Corallo a far sparire circa quattro milioni di dollari, prestandogli i loro conti segreti. Secondo le accuse Sergio Tulliani ha incassato 3 milioni e 599 mila dollari nel novembre 2009, mentre Giancarlo Tulliani nel luglio 2009 ha incassato un bonifico di 281 mila dollari.
Queste somme sarebbero rientrate nei conti dei Tulliani per nascondere la provenienza dai conti di Corallo.
Per mezzo delle società offshore Printemps, Timara e Jayden Giancarlo Tulliani ha intascato tra luglio e novembre 2008 un altro milione e 600 mila euro.
L’APPARTAMENTO DI ALLEANZA NAZIONALE
L’inchesta dello S.C.I.C.O. ha messo in luce il modo in cui sono stati “investiti” una parte dei soldi delle offshore di Corallo. Infatti, con questi soldi sarebbe stato piagato l’appartamento di Alleanza Nazionale a Montecarlo: Tulliani lo avrebbe “acquistato” a zero spese e poi rivenduto, guadagnando 1 milione e 360 mila euro.
UNA LEGGE IN SICILIA PER PREVENIRE IL GIOCO D’AZZARDO
Il gioco d’azzardo rappresenta una vera e propria piaga per tutta la società e coinvolge sia adulti che minori.Ogni anno gli italiani scommettono circa 90 miliardi di euro nel gioco d’azzardo legalizzato.
Il presidente della Commissione sanità dell’Ars Pippo Digiacomo ha avviato recentemente la discussione del disegno di legge su “Prevenzione e trattamento del gioco d’azzardo patologico“.
È necessario bloccare il mercato del gioco d’azzardo nell’interesse soprattutto dei minori, ma anche degli anziani, contrastando le patologie da dipendenza che si rivelano sempre più devastanti per la società e per le famiglie.
L’inserimento della dipendenza patologica da gioco tra i LEA (Livelli essenziali di assistenza), ovvero le prestazioni e le cure erogate dal Servizio sanitario nazionale è il sintomo dell’ampia diffusione del problema. Mi auguro che la sostenibilità economico-finanziaria di questo importante segmento dell’assistenza sanitaria ai cittadini trovi puntuale riscontro negli obiettivi di bilancio nazionale. La Sicilia farà la sua parte
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