cronaca

Avreste fatto a meno per questo Natale del cinepanettone?

Anche quest’anno è già Natale e insieme ai regali da scartare, l’eterna lotta tra pandoro e panettone, Michael Bublé che si risveglia dal letargo, gli emozionali spot della Coca-Cola, le luci degli alberi che inevitabilmente si fulminano alla Vigilia, gli interminabili cenoni in famiglia e le tombolate in cui c’è sempre lo spiritoso che fa “ambo” al primo numero estratto, torna, come sempre, un fedelissimo, un ospite più o meno (s)gradito nelle case degli italiani – o, per meglio dire, nei cinema. Già, stiamo parlando proprio di lui: il Cinepanettone.

Per i più curiosi, il Cinepanettone (doverosamente made in Italy) fa il suo ingresso nelle sale nel 1983 con “Vacanze di Natale“, diretto da Carlo Vanzina, che ha inaugurato il genere. Il termine, coniato per la prima volta nel 1999 da alcuni critici che disprezzavano totalmente il genere, ha finito per abbattere e anzi ribaltare questa prima accezione negativa e diventare un vero e proprio stereotipo utilizzato dai più e anche dagli stessi attori e registi. Ma è solo a partire dagli anni 2000 che il genere si attesta come vero e proprio fenomeno, la rivoluzione del Millennio. Figure di primo piano sono indubbiamente quelle di Christian De Sica e Massimo Boldi che, con la loro comicità rozza, un po’ volgare, ma inspiegabilmente esilarante, riescono a raggiungere incassi record (oltre i 20milioni di euro) e soprattutto il cuore degli italiani.

Il genere ha visto negli anni un susseguirsi di attori e personaggi più o meno famosi che tentavano la scalata al successo o semplicemente volevano cimentarsi in questo nuovo tipo di “comicità natalizia”. Dopo una prima battuta d’arresto nel 2006 a causa della separazione artistica del duo Boldi-De Sica – coincidente non a caso con la caduta del terzo governo Berlusconi, come  a segnare, secondo alcuni, la fine di un’epoca – il Cinepanettone ha continuato a produrre pellicole e incassi, anche se relativamente inferiori e di minore impatto.

Effettivamente, analizzando ad oggi il genere, non si può non convenire con la teoria che si tratti di trame non realistiche, con scene mal riciclate, battute squallide, finali scontati e una mediocre comicità popolare, il tutto amalgamato con una potente dose di superficialità e idiozia. Tra i critici c’è addirittura chi ne sconsiglia la visione ai minori perché ritenuti volgari e diseducativi. Non è comicità dunque, e neanche satira – per quanto si tenti di fornire un estratto dei vizi e problemi dell’italiano medio – né ironia. C’è chi non lo definisce neanche Cinema. Quel Cinema di cui l’Italia è fiera maestra e portavoce. Nonostante tutto, comunque il genere continua ad avere un gran successo, attestandosi ormai come l’appuntamento fisso del Natale.

 

 

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Redazione Moralizzatore

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