Anis è una vecchia conoscenza dell’Italia, infatti è sbarcato a Lampedusa quando era ancora minorenne, nel 2011, almeno così si è dichiarato durante i controlli e le identificazioni. E’ arrivato da solo, come migliaia di minorenni non accompagnati che ogni anno raggiungono il nostro paese. Poi secondo le forze dell’ordine italiane, sempre nel 2011, si è reso protagonista dell’incendio che ha distrutto il centro di accoglienza delle Pelagie, quindi poi è stato trasferito in carcere prima a Catania e poi a Palermo per scontare una condanna di 4 anni. L’Italia ha provato ad espellerlo ma la Tunisia non ha accolto la richiesta dell’Italia.
Finito il soggiorno in Italia va in Germania dove viene arrestato per due giorni e, poi, rilasciato dalle autorità tedesche. La Germania doveva espellerlo niente, burocrazia. Guarda caso i documenti necessari per l’espulsione di Anis sono arrivati solo oggi dalla Tunisia. Sospettato di frequentare «la rete di Abu Walaa», capo di una cellula di reclutatori per l’Isis e arrestato lo scorso 8 novembre.
In attesa di essere rimpatriato, Amri, prima di sparire agli inizi di dicembre sarebbe stato registrato a Kleve, in Nordreno-Westfalia, dove avrebbe vissuto in un centro accoglienza profughi. Secondo la Sueddeutsche Zeitung il giovane era stato giudicato “pericoloso” ed era sotto osservazione. Secondo lo stesso giornale l’uomo aveva vissuto a casa di un predicatore: il suo telefono era sotto controllo e si sapeva che poteva essere armato.
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