Prima di esaminare la questione “spesa per i rifugiati” occorre chiarire il significato e l’utilizzo -spesso scorretto- di alcuni termini, quali “migrante”, “profugo” e “rifugiato”. Con il termine “migrante” si intende, in generale la condizione di un qualsiasi soggetto che si sposti da un Paese ad un altro per motivazioni economiche e/o personali. Il migrante può essere regolare, con visto o permesso di soggiorno, o irregolare e in questo caso viene definito “clandestino”. Il “profugo” è, invece, colui che decide di abbandonare la sua terra per motivi legati a guerra, fame, povertà, carestia etc. Il “rifugiato” è, infine, riconosciuto come status giuridico definito dalla Convenzione di Ginevra del 1951 come un soggetto che «nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato».
A partire dal 1961 è stata istituita l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) – di cui l’Italia è tra i paesi fondatori – che si pone tre obiettivi fondamentali: favorire lo sviluppo economico e un alto livello di occupazione salvaguardando la stabilità finanziaria dei paesi membri; favorire lo sviluppo economico anche dei Paesi non membri, in particolare quelli in via di sviluppo; favorire l’espansione del commercio mondiale. Tra i comitati specializzati dell’OCSE troviamo il DAC, acronimo di Development Assistance Committee (Comitato d’aiuto allo sviluppo) il cui compito è sviluppare e coordinare le attività internazionali di supporto allo sviluppo economico e sociale sostenibile, con particolare riguardo ai Paesi in via di sviluppo.
Secondo dati certi, nell’ultimo anno la spesa destinata ai rifugiati sembra essere aumentata in quasi tutti i Paesi del DAC – e in particolare in Germania e Svezia che, con una spesa di oltre 2miliardi di euro, hanno ricoperto il primo e secondo posto . L’Italia è passata da una spesa di 2milioni e 600mila euro nel 2010 agli oltre 885 milioni nel 2015, posizionandosi al quinto posto. Mentre per i fondi messi a disposizione per l’aiuto pubblico allo sviluppo (aps), il nostro Paese è terzo in classifica, con una percentuale del 25,55%. (fonte: blog.openpolis.it)
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