Il consiglio di amministrazione della Ragusa Latte è composto da cinque soci-allevatori; nel 2015 qualcuno si è dimesso dal Cda e successivamente è nata un’altra società, la Natura qualità.
LA GRAVISSIMA CRISI
A Ragusa la tensione è rovente per le sorti di Ragusa Latte, la cooperativa di raccolta e commercializzazione del latte più grande del sud Italia.
L’impresa rischia di chiudere i battenti per un collasso di circa 14 milioni, gettando sul lastrico 200 allevatori che hanno conferito il latte senza ricevere il corrispettivo in denaro.
Arriva l’annuncio dei Forconi, che hanno organizzato per la giornata di domani una mobilitazione ad oltranza davanti ai cancelli della Ragusa Latte.
Siamo creditori di sei milioni di euro per il latte conferito e mai pagato e, visto che la Cooperativa continua a lavorare, li vogliamo al più presto, altro che concordato!
Abbiamo raggiunto telefonicamente Mariano Ferro, leader dei Forconi, che ha fatto chiarezza sulla vicenda della cooperativa ragusana.
Ferro racconta che gli allevatori sono stati costretti a rivolgersi ai Forconi come ultima spiaggia. E “i Forconi sono pronti a dare una mano per mettere in luce gli eventuali retroscena della vicenda”.
Raccontando della difficile situazione in cui si ritrovano gli allevatori, il leader dei Forconi sottolinea la determinazione e la sete di giustizia di questi lavoratori.
Gli allevatori sono rassegnati a perdere il denaro. Ma su una cosa non si sono rassegnati: vogliono giustizia.
Un’impresa che lavora per i propri figli non si rassegna
Purtroppo, gli allevatori, che ad oggi rischiano tutto, non hanno ricevuto alcuna spiegazione. Come ci spiega Mariano Ferro, l’importanza della mobilitazione consiste nella pressione verso chi potrebbe fare qualcosa o, almeno, fornire spiegazioni.
“Per cui– prosegue- si apre domani uno scorcio brutto sulla storie del latte siciliano”.
Si attende chiarezza. Intanto Ferro racconta che, nonostante i giorni di festa, la Procura ha iniziato a indagare.
Ci chiediamo: come mai nessun politico era al corrente delle disperate condizioni della cooperativa più grande del sud Italia?
Indifferenza e poca chiarezza di fronte a rischi troppo alti
La vicenda lascerebbe pensare al famoso crac di Parmalat. Ferro commenta con determinazione: “Non abbiamo nessuna intenzione di lasciare la questione sotto silenzio. Vogliamo chiarezza noi così come gli allevatori”.
Durante la nostra conversazione, Ferro spiega che l’allarme era già stato dato da anni: “I Forconi nel 2012 avevano detto che di lì a poco si sarebbe verificato il tracollo. Lanciammo l’allarme allora, ma fummo sottovalutati dalla classe politica. Avremmo meritato risposte più concrete. Purtroppo, la politica non risponde. I Forconi per alcuni sono rimasti l’unico riferimento tangibile”.
Ferro conclude, sottolineando l’importanza dell’agricoltura per l’economia siciliana:
Per questo 2017 spero in un riscontro positivo, ma sono poche le speranze.
Se non ci danno alcuna prospettiva, se togliamo l’agricoltura, alla Sicilia cosa resta? Non bisogna scappare da qui, bisogna resistere. Bisogna cambiare mentalità, atteggiamento. Non si salva nessuno, a soffrire siamo tutti
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