Il 2 gennaio scorso “Il Sole 24 ore” ha pubblicato la sua annuale e attesissima classifica delle università italiane statali e non. 12 i criteri di giudizio: attrattività, sostenibilità, stage, mobilità internazionale, borse di studio, dispersione, efficacia, soddisfazione, occupazione, ricerca, fondi esterni, alta formazione. Nella classifica generale, relativa alla qualità dell’ateneo, si riconfermano al primo e secondo posto le Università di Verona e Trento e al terzo il Politecnico di Milano che passa avanti all’Alma Mater di Bologna. Al 61° e ultimo posto troviamo ancora una volta la “Parthenope” di Napoli.
L’Università degli Studi di Messina si classifica al 35° posto, portando a casa 4 punti in più rispetto all’anno precedente e contro l’ultimo posto del 2013. Seconda soltanto, nel Mezzogiorno, all’ateneo salernitano. Eccellenza regionale quindi, se paragonata ad UniCt (Università degli Studi di Catania) e UniPa (Università degli Studi di Palermo), rispettivamente al 54° e 55° posto. I dati ANVUR (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) segnalano inoltre un +17% per Valutazione della Qualità della Ricerca dell’ateneo peloritano, registrando il miglior risultato nazionale, contro il -6 e -7% rispettivamente di PoliTo e PoliMi.
Buoni anche i risultati relativi a “stage” e “borse di studio”. A partire dal 2014 è stato avviato un progetto di “Onore al merito” costitutivo di trecento premi alla carriera e 70 premi di laurea per gli studenti più meritevoli, oltre alla tradizionale borsa di studio. Inoltre, è partita quest’anno la prima edizione di “Casa Unime“, di cui possono beneficiare gli studenti fuori sede, domiciliati nel comune di Messina, con la possibilità di ottenere un rimborso del canone d’affitto.
Negativi invece i risultati in merito a “occupazione”.
L’Ateneo, in realtà, sta cercando di invertire questa tendenza, con gli strumenti a sua disposizione.
Commenta il Rettore, prof. Pietro Navarra. Purtroppo, la questione “Post-lauream”, al Sud riveste ancora una profonda incertezza. E a mancare, forse più che le strutture, è la voglia di mettersi in gioco in una società, come la nostra, che ci spezza le gambe e ci taglia la strada, che premia le raccomandazioni anziché l’ingegno, lo “status” anziché la formazione. Una società corrotta dall’ingiustizia. E per giunta tutto alla luce del sole.
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