cronaca

Società di calcio, tasse e pignoramenti. Il caso Palermo

Dove ci sono soldi ci sono problemi, così dice un detto popolare siciliano. Le società di calcio sono sempre state negli ultimi anni nell’occhio del ciclone, tra debiti, plusvalenze, denari che sembrano quasi finiti, ingaggi milionari e logiche poco aziendali. Eppure su questo ultimo punto molti sembrano non ricordare che le società sportive, quelle professioniste, sono delle vere e proprie aziende con tanto di bilanci e tasse pagate. Accade per esempio alla società del Palermo Calcio di vedersi pignorati 200 mila euro su un conto corrente. Motivo? L’Agenzia delle Entrate e Riscossione Sicilia battono cassa a causa di un contenzioso degli anni 90 quando la gestione del Palermo era della famiglia Sensi.

Il vulcanico presidente Maurizio Zamparini non ci sta e scrive una lettera alle due agenzie: “Riscossione Sicilia ha effettuato un pignoramento per circa € 200.000 sui conti correnti del Palermo Calcio presso Unicredit, per un contenzioso relativo agli anni 93/94, gestione Sensi, contenzioso che a detta dei miei commercialisti mi dicono scaduto nei termini e perciò pretestuoso e non dovuto”.

Il Palermo Calcio è una delle società che contribuisce maggiormente alle entrate fiscali della Regione Sicilia. Dal 2002/2003 a oggi, la società ha versato come imposte la cifra di 265.072.738,01.
Zamparini poi si chiede retoricamente: “Cosa succederebbe se il Palermo Calcio chiudesse per vostra colpa, provocando perciò per colpa vostra un danno irreparabile alle entrate regionali?”

Poi si rivolge direttamente alle agenzie: “Certamente voi non vi fate domande, il vostro scopo è distruggere senza guardare davanti o dietro, senza motivazione ma con la rabbia ed il potere di chi anche se distrugge rimane impunito.
I cittadini, la gente, devono sapere e ricordarsi quando è chiamata alle urne la realtà dei fatti: la politica ci lascia tutti i giorni nelle mani di persone irresponsabili e impunibili”.

La lettera si conclude con un messaggio quasi grillino: “Non abbiamo più quasi nessuna istituzione dello stato amministrativo che ci difende: unica speranza non rimane che l’unico potere che può difenderci, La Magistratura, così come ha fatto con tangentopoli, lo faccia oggi con Fiscopoli”.

 

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