“Maturità t’avessi preso prima” recita il famosissimo testo di Venditti del (non troppo) lontano 1984 “Notte prima degli esami”, diventato ormai la colonna sonora di milioni e milioni di studenti alle prese con il famigerato “ultimo anno di scuola”. Già perché le cose stanno per prendere una piega ben diversa.
Nel corso degli anni, l’esame di maturità è stato più volte oggetto di incessanti modifiche e revisioni: dalla commissione esterna a quella mista, dall’attribuzione dei crediti al calcolo del voto finale. Il DDL Renzi-Giannini sulla “Buona Scuola”, motivo di insistenti manifestazioni e scioperi che ha visto come principali attori i rappresentanti del corpo docente, torna a bussare alle porte degli italiani con otto nuovi decreti attuativi. Tra questi assai scalpore sta suscitando quello sulla Riforma della Maturità.
Dal 2o18, infatti, se – come previsto – il decreto andrà a buon fine, insegnanti e alunni si troveranno alle prese con un del tutto innovativo Esame di Stato. Nessun cambiamento è invece previsto circa la commissione che continuerà ad essere formata da tre membri interni, tre esterni e un Presidente esterno. Ma analizziamo, in 4 punti, com’è strutturata la Riforma.
Per l’anno scolastico 2017/2018 il MIUR ha previsto due nuovi criteri di ammissione all’esame di stato:
L’Esame di Maturità non prevederà più tre prove scritte e una orale, ma due scritti ed un colloquio. Sarà quindi cestinato il temuto “quizzone” che prevede una conoscenza generale di 5 materie, strutturato secondo 3 diverse tipologie: a risposte chiuse, aperte o misto. Il primo scritto consisterà, come di consueto, nella prova di italiano che verterà sulla redazione di un articolo o saggio breve,un’ analisi del testo o la stesura di un tema storico o d’attualità. Il secondo scritto sarà rappresentato, come sempre, dalla materia di indirizzo (in merito alla maturità 2017 voci di corridoio parlano dell’infelice possibilità che esca una traccia di fisica). Il colloquio, oltre a verificare capacità analitiche, competenze esplicative e conoscenze generali dell’esaminando, darà rilevanza all’esperienza di scuola-lavoro.
Se fino ad oggi, la regolamentazione ha previsto l’attribuzione di massimo 8 crediti al conseguimento del terzo anno, 8 al quarto e 9 al quinto, per un totale di un massimo di 25 crediti, dall’anno prossimo le cose cambieranno. La Riforma dispone, infatti, l’aumento da un minimo di 25 crediti – necessari per l’ammissione – ad un massimo di 40 , distribuiti come segue: 12 al terzo anno, 13 al quarto e 15 al quinto. Il voto sarà comunque espresso in centesimi, ma verranno modificati i punteggi delle tre prove, a cui verranno attribuiti un massimo di 20 punti ciascuna.
Infine, ma non meno importante, diventerà obbligatorio, ai fini dell’ammissione all’esame, la partecipazione alle prove Invalsi che si svolgeranno in itinere nel corso dell’anno, il cui voto comunque non influirà sulla media né sul voto di diploma. Esse consisteranno in tre prove: una di italiano, una di matematica e una di inglese e la documentazione sarà allegata a quella finale.
Ma, in fondo, non sarà l’esame in sé e per sé a generare quell’impercettibile ma significativo briciolo di tensione all’interno di ogni studente. Sarà la nostalgia del prima e l’ansia del dopo. La vertigine del vuoto, quel vuoto colmo di terrore per ciò che si era e ciò che si vorrà essere. E l’esame di maturità è solo una prima tappa di questa corsa indefinita che è la vita.
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