Rigopiano, “una dirigente della prefettura ignorò lʼallarme”
La donna che nel tardo pomeriggio di mercoledì rispose alla chiamata di Quintino Marcella al 113, bollando l’allarme sulla slavina all’hotel Rigopiano come una bufala, sarebbe una dirigente della prefettura di Pescara. A identificarla sono stati i carabinieri. “Se sono stati commessi errori, saranno corretti. Se c’è altro, si vedrà: ognuno si assumerà le proprie responsabilità”, ha assicurato il prefetto di Pescara, Francesco Provolo.
Marcella fu il primo a lanciare l’allarme su quanto stava accadendo a Farindola. A informarlo fu l’amico, sopravvissuto alla strage, Giampiero Parete, e lui subito chiamò il 113. La chiamata fu passata alla prefettura di Pescara, ma qui, inaspettatamente, la risposta fu molto sbrigativa: “Ancora questa storia? Abbiamo sentito l’albergo, hanno smentito”.
Tutta una bufala, quindi, secondo la voce che rispose. Una voce che – scrive il Messaggero – oggi ha un nome, quello di una dirigente della prefettura, una professionista preparata per gestire un’emergenza come quella dell’hotel Rigopiano e che ora dovrà fornire spiegazioni sul suo comportamento. “Oltre alla telefonata in questione, sulla quale per correttezza non faccio commenti a indagine in corso – assicura il prefetto Provolo -, quel pomeriggio altre segnalazioni sul crollo di un albergo a Rigopiano sono state rimbalzate alla nostra sala operativa dal 118 e da altri centralini del soccorso pubblico. L’intervento, insomma, si è attivato rapidamente”.
Fondamentale per ricostruire il flusso delle richieste di aiuto da Farindola e la risposta della macchina dei soccorsi sarà anche l’analisi dei cellulari dei clienti dell’albergo. Tra i primi arrivati nelle mani degli investigatori c’è quello di Sebastiano Di Carlo, che scrisse alla sorella chiedendo aiuto. Quei dati, insieme ai tabulati degli altri telefoni, potrebbero contribuire a chiarire il quadro per capire se davvero ci fu un ritardo nelle operazioni di soccorso.
La prefettura contattò il direttore alle 17.40: “Tutto ok” – Alle 17.40 circa del 18 gennaio la prefettura di Pescara avrebbe chiamato il direttore dell’hotel Rigopiano, Bruno Di Tommaso, per chiedere cosa stesse succedendo lassù, a seguito delle prime telefonate allarmate di Giampiero Parete. Di Tommaso, che si trovava a Pescara, alla funzionaria della prefettura avrebbe confermato di non avere notizie di valanghe, anche se non aveva sentito di recente gli operatori rimasti a Rigopiano. E’ questo, secondo gli inquirenti, che potrebbe aver ingenerato il primo “equivoco” sulla gravitàè degli eventi. I successivi tentativi di Quirino Marcella, allertato da Parete, sarebbero così stati definiti come “una bufala”, assieme ad altri falsi allarmi valutati nella giornata convulsa del 18.