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Noi fummo Charlie Hebdo

Chi di noi italiani oggi è Charlie Hebdo, alzi la mano!

Era il 7 gennaio 2016 quando due attentatori entrarono nella sede della rivista in rue Nicolas Appert, nel centro di Parigi aprendo il fuoco contro i dipendenti del giornale satirico Charlie Hebdo.  Morirono 11 persone, tra cui il direttore Charb e alcuni vignettisti. Durante la fuga i killer uccisero anche il poliziotto Ahmed Merabet. Furono momenti di atroce dolore e sconforto in gran parte del mondo, i terroristi dell’ISIS avevano colpito ancora spargendo sangue, paura e orrore, senza limite alcuno neanche per se stessi, pronti a qualsiasi sacrificio, anche al suicidio. Perché tutto questo? Perché il dissacrante giornale aveva pubblicato vignette satiriche sul dio dei mussulmani, Allah e sul suo profeta Maometto.

E tutti ci schierammo giustamente a favore del laicissimo giornale satirico francese, che ebbe la sola la colpa di disegnare vignette (con qualche riserva per la presa per i fondelli ad una religione, al suo profeta ed al suo dio) mentre i seguaci del Daesh risposero a colpi di kalashnikov seminando terrore e infischiandosene altamente di ferventi vite umane.

E gran parte della gente s’indignò e postò marcata solidarietà sui social sino a cambiarsi l’immagine dei profili con la scritta “Je suis Charlie”. La minoranza non fu d’accordo e postò l’opposto: “Je ne suis pas Charlie”.

 

Che la satira debba essere libera non credo ci sia nulla da eccepire, che debba mettere in risalto le criticità e le debba elefantizzare o fortemente minimizzare penso, anche lì, non ci sia nulla da obiettare, ma che essa debba essere una satira responsabile penso sia una priorità imprescindibile. Ed è questa una libertà a cui non si debbano mettere paletti. La responsabilità di una scrittura, di un‘opera divulgativa quale la vignetta, è quel senso di attenzione che il giornalista e il disegnatore prima, e il direttore della rivista-giornale dopo, devono porre sapendo soprattutto guardare oltre la lettura della pubblicazione.

 

“La neige est arrivèe. Y en aura pas pour tout le monde!

ovvero

“La neve è arrivata. Non ce ne sarà per nessuno!”

 

Questa è l’ennesima provocazione di Charlie Hebdo riferendosi ai terremoti e alle valanghe che hanno colpito il centro dell’Italia. Dopo “Terremoto all’italiana”, “La neve è arrivata”. La prima, mostra due persone ferite, una con una benda in testa e insanguinata con la scritta “Penne al pomodoro”, l’altra con escoriazioni e bruciature con la scritta “Penne gratinate”. Sullo sfondo un mucchio di macerie dove si intravedono persone schiacciate dai detriti con scritto “Lasagne”. La seconda (l’ultima in ordine di cronaca) prende lo spunto dalla valanga che ha travolto l’hotel Rigopiano dove ancora oggi si sta tentando ogni sforzo per salvare vite umane scavando con ogni mezzo, anche con le mani. Nel disegno si vede la morte in sci con due falci al posto delle racchette.

Ilario Lacchetta, sindaco di Farindola, ha sin da subito annunziato querela per ovvi motivi nel rispetto dei morti, dei sopravvissuti e dei dispersi che ancora oggi si spera di trovare vivi. Il fumettista Ghisberto risponde per tutti gli italiani e per tutte le popolazioni colpite dal terremoto e dalla tragedia del Rigopiano con una contro-vignetta nella quale rappresenta la stessa morte sugli sci (di Charlie) superata da un uomo del Soccorso Alpino Italiano che le fa il dito medio.

Ma che tipo di satira è questa? Se questa è la satira che tira (per dirla come la rubrica di “Striscia la notizia”) c’è solo da indignarsi e dissociarsi da un giornale che sa interpretare la satira come un vero esempio di festival del disgusto. Vignette che offendono i morti, i feriti, i dispersi, coloro che stanno patendo il freddo, i soccorritori volontari e quelli istituzionali, Pompieri, Soccorso Alpino e Protezione Civile. Vignette che sparano a tutto spiano sulla Croce Rossa e che vanno oltre ogni bon ton, dettato probabilmente da una marcata, deprecabile e cruenta natura, indole per la quale questo giornale è stato concepito.

Rivolto agli italiani praticanti di social network il Coordinatore di Livesicilia Roberto Puglisi scrive al popolo del web:

Piangete per i morti e i sopravvissuti, con post strappalacrime, e poi difendete la “satira” di Charlie Hebdo. Lo dicevo io che i conti non mi tornavano.

In effetti molti furono gli italiani vicini al giornale francese quando il commando terrorista uccise quei giornalisti rei di aver disegnato vignette dissacranti e (diciamolo pure) anche un po offensive per gli osservanti la religione mussulmana. Oggi, dopo quanto accaduto, si riflette su quanto successo un anno e mezzo fa e su quanto oggi Charlie lancia nel cuore degli italiani. Oggi, dopo questa autentica “mazzata” il gradimento sul giornale satirico francese da parte degli italiani a favore di Charlie è sicuramente sottoterra. Quando la satira del cattivo gusto tocca il cuore già ferito, l’istinto può portare solo a prendere i fogli del giornale e farne un unico falò.

Chi di noi italiani oggi è Charlie Hebdo, alzi la mano!

Io non mai stato per Charlie Hebdo. Oggi sono per quelle persone che, fregandosene altamente della propria persona, stanno facendo ancora un tentativo estremo per salvare altra gente mettendo a repentaglio la propria incolumità, quindi guardando la vignetta di Ghisberto mi verrebbe da scrivere: IO SONO UN SOCCORITORE, italiano e ho un cuore grande così. Io, essendo italiano, amo il mio prossimo come me stesso.

Redazione

Redazione Moralizzatore

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