Casapound, tra violenza e contraddizioni

Casapound, storia e numeri della violenza del partito neo-fascista. Ma sul loro sito si dichiarano “non violenti”, “non razzisti”, “non xenofobi” e “non omofobi”. Per il Viminale è tutto in ordine.

<<È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista>>. Recita il dodicesimo articolo delle disposizioni transitorie e finali che fanno da coda alla nostra cara Costituzione. Evidentemente qualcosa dev’essere andato storto o forse è il “sotto qualsiasi forma” a non essere stato compreso. Comunque sia, oggi un partito neo-fascista esiste eccome ed è conosciuto con il nome di Casapound. Ma non lo chiameremo partito, altrimenti i “fascisti del terzo millennio” – come qualcuno ha tenuto a classificarli – si offendono.

Dal 2011 al 2016, il movimento ha registrato 20 arresti, uno ogni tre mesi. E, sempre nello stesso periodo, 359 denunce, una ogni 5 giorni circa. 23 soltanto a Gennaio 2016, quasi una al giorno! Per non contare le innumerevoli aggressioni, uccisioni, scontri e episodi di violenza vari. Ciononostante, per il Viminale è tutto sotto controllo, fa sapere il Ministero dell’Interno. Ma cerchiamo di ricostruirne la storia.

COS’È CASAPOUND?

Era il 26 dicembre 2003 quando un gruppo di giovani facente riferimento all’area ONC/OSA(“Occupazioni Non Conformi e Occupazioni a Scopo Abitativo”) occupava uno stabile nel Rione Esquilino in quel di Roma, futura sede di quello che intendeva essere il “primo centro sociale di ispirazione fascista“. L’occupazione, che prese il nome di Ezra Pound, il poeta statunitense che aderì alla Repubblica Sociale Italiana (RSI), finì per dare poi il nome al movimento. A questa seguirono una serie di altre occupazioni, identificate come il loro tratto distintivo, un modo per farsi conoscere. Ed effettivamente così fu. Lo scopo era quello di restituire gli edifici occupati alle famiglie italiane, in virtù di uno spiccato nazionalismo.

Nel giugno 2008 si costituisce come “una associazione di promozione sociale regolarmente costituita e riconosciuta“, non riconoscendosi però nella definizione classica di partito. Leggiamo infatti nel sito casapounditalia.org: “CPI non è assolutamente un partito. CPI è trasversale, libera e creativa. CPI ha militanti e programmi, ha carica ideale e non dà speranze di carriera. Quindi non può essere un partito“. Anche se, di fatti lo è. Il suo modello è il Fascismo delle origini, alimentato di un motore populista e rivoluzionario. Pertanto, politicamente si colloca all’Estrema Destra (senza però discostare troppo dall’Estrema Sinistra).

SCONTRI E VIOLENZA

CPI fa politica, non fa teppismo“. Leggiamo sempre sul loro sito. Eppure i fatti sembrano smentire quanto riportato.  Molto scalpore suscitarono le proteste di ottobre 2008 contro la Riforma Gelmini, condotte dal Blocco Studentesco (BS) – l’organizzazione giovanile del movimento. Lo stesso Blocco fu responsabile di numerose aggressioni squadriste contro studenti di sinistra. Risale al 29 Aprile 2011 l’aggressione ad attivisti dei collettivi universitari davanti la sede dell’Università Federico II di Napoli: tre i ragazzi finiti in ospedale riportando profonde ferite da armi da taglio e uno di loro con gravi lesioni alla testa.

Gli episodi di violenza non si fermano esclusivamente al settore giovani, ma interessano da vicino anche i piani alti. Gianluca Iannone, 42 anni, leader di Casapound nonché della band Zetazeroalfa, è stato condannato nel 2009 a 4 anni di reclusione per aggressione ad un carabiniere in borghese. Il fatto risale al corteo tenutosi a Predappio (RM) il 25 Aprile 2004, 59esimo anniversario della morte del Duce. Il militare era precedentemente intervenuto per sedare delle animate discussioni. Iannone lo raggiunse poi ad un bar assieme ad altri affiliati e lo assalì a colpi di calci e pugni.

Risalgono sempre al 2011 i fatti di cronaca che vedono ancora una volta coinvolti i giovani del Blocco Studentesco dell’area partenopea. Dalle intercettazioni ambientali, emesse dal gip presso il Tribunale di Napoli- sezione distrettuale antiterrorismo, emersero tra i progetti l’incendio ad una gioielleria gestita da un ebreo e uno stupro ad una ragazza ebrea. Ma sul loro sito si dichiarano “non Antisemiti”.

Non è ancora stato accertato se dietro le innumerevoli aggressioni e i frequenti pestaggi ai gay tenutisi in quel di Roma negli ultimi anni ci sia ancora una volta Casapound. Certo è che “Il fatto che due esseri dello stesso sesso si amino e desiderino vivere liberamente la loro sessualità non ci turba minimamente“, leggiamo sempre sul loro sito. Si dichiarano infatti contrari alla sola adozione.

In due parole cosa vuole CPI? Riprendersi tutto, scrivono. E questo “tutto” non lascia molto spazio all’immaginazione.