Circa 300mila persone sono scese in strada a protestare per il quinto giorno consecutivo in Romania, nonostante il governo socialdemocratico abbia annunciato il ritiro del polemico decreto per depenalizzare i reati di corruzione. A dare l’annuncio del dietrofront è stato il premier, Sorin Grindeanu, che ha anche promesso di negoziare con l’opposizione un nuovo progetto di legge che abbia il più vasto appoggio possibile in Parlamento. Il decreto, approvato d’urgenza e a sorpresa martedì notte, depenalizza i casi di corruzione se causano perdite allo Stato di somme inferiori ai 44mila euro. Un indulto correlato inoltre riguarda 2.700 detenuti per reati minori, anche per corruzione, motivato dal governo con l’esigenza di svuotare le carceri sovraffollate.
L’indignazione popolare si è tradotta nelle più grandi proteste di massa dalla caduta del comunismo nel 1989, con circa 250mila persone scese in strada ogni notte da martedì. Nonostante l’annuncio del premier e la festa dei manifestanti, 200mila di questi a Bucarest sono rimasti di fronte alla sede del governo, continuando a urlare «ladri» e «traditori» contro i politici. Molti manifestanti chiedono le dimissioni del governo e nuove elezioni, nonostante il partito socialdemocratico sia al potere da appena un mese, dopo le parlamentari di dicembre. Manifestazioni parallele sono state organizzate in altre città.
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