Il rapporto tra opinione pubblica e politica- lo sappiamo- non è dei migliori. Parliamo spesso di assenteismo parlamentare e frequentemente ci chiediamo quanto e come lavorino deputati e senatori. Ma davvero riusciamo a dare una risposta a queste domande? No, perché si tende a fare confusione in questo settore e le istituzioni stesse serbano molte zone d’ombra in materia.
Il lavoro della camera e del senato è strutturato in modo molto dettagliato e gli strumenti più importanti nell’ organizzazione dei lavori sono tre. Vediamoli nel dettaglio.
Il programma viene steso su base bimestrale o trimestrale ed elenca i principali argomenti da trattare in assemblea.
Il calendario specifica l’attuazione delle attività discusse in assemblea. Se necessario è possibile integrare ulteriori tematiche. Mentre programma e calendario sono stabiliti dalla conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari, l’ordine del giorno è predisposto dal presidente dell’aula per le singole sedute ed esamina disegni di legge e argomenti inseriti nel programma e nel calendario dell’aula.
Il compito principale di ogni eletto è la partecipazione ai lavori parlamentari:
Art. 48 – Regolamento della camera- È dovere dei deputati partecipare ai lavori della Camera.
Art.1, comma 2- Regolamento del senato- I senatori hanno il dovere di partecipare alle sedute dell’Assemblea e ai lavori delle Commissioni.
La partecipazione ai lavori viene monitorata tramite le singole votazioni elettroniche. Esistono tre tipi di votazioni: ad appello nominale, a scrutinio segreto o per alzata di mano. Nella maggior parte dei casi si procede con votazioni elettroniche: da inizio legislatura ce ne sono state 20.172 alla camera e 16.036 al senato.
Come è facile intuire, questa tipologia di voto assume fondamentale importanza per la trasparenza. Questo è il metodo più affidabile per tenere sotto controllo l’assenteismo e, poiché ogni voto è tracciato, vengono conferite responsabilità politiche per le decisioni prese in parlamento.
Ad esempio, la campagna #ParlamentoCasaDiVetro denuncia l’assenza di votazioni elettroniche istituzionalizzate. Di conseguenza, diventa impossibile scoprire il responsabile di determinate decisioni e analizzare presenze e assenze in commissione. In assenza di votazioni elettroniche istituzionalizzate, dunque, vengono a mancare la possibilità di monitoraggio e analisi.
Ma a volte, come può capitare a tutti, succede che un parlamentare non sia presente o sia in missione. Se un parlamentare è impegnato in una missione significa che è impossibilitato a partecipare al voto perché impegnato in compiti istituzionali e politici, ad esempio nelle commissioni permanenti e bicamerali, o nell’ufficio di presidenza. La missione parlamentare, dunque, può rappresentare un problema con le cosiddette “assenze giustificate” nella sfera delle votazioni elettroniche. Le missioni sono fondamentali per il conteggio del numero legale, ovvero il numero minimo di presenti necessario per rendere valide le deliberazioni dell’aula.
È importante sapere che nell’analisi della partecipazione ai lavori parlamentari è molto più importante guardare alle assenze che alle presenze, ma attenzione. Non bisogna trascurare la poca trasparenza che spesso accompagna la dicitura “in missione“.
Nella XVII legislatura nell’11,56% delle votazioni elettroniche i deputati sono risultati in missione. I gruppi con la media più alta sono Area popolare, Fratelli d’Italia e Democrazia solidale- Centro democratico. Con un 8,74%, presentano, invece, una media leggermente inferiore al senato, con in cima alla classifica Aut-Psi-Maie, Area popolare e Lega Nord.
Recentemente il ministro dell’economia Padoan parlava innanzi a un’aula praticamente vuota durante il question time al senato. Questo è un esempio di assenteismo parlamentare.
Gli elementi chiave per affrontare l’argomento dell’assenteismo di parlamentari e senatori sono quelli appena trattati: il programma dei lavori, le missioni istituzionali e la rilevazione delle presenze.
Mediamente alla camera dei deputati sono assenti al 21,68% delle votazioni elettroniche. Con il 39,98% il gruppo con la media più alta è Forza Italia. Seguono Fratelli d’Italia (32,31%) e il gruppo Misto (30,32%).
Al senato la media dell’aula è leggermente inferiore: 17,53%. Il gruppo con la media più alta è Ala-Sc (30,49%), seguito da Forza Italia (28,59%) e Gal (28.25%).
CHI SI ASSENTA DI PIÙ
I tre deputati che si sono assentati maggiormente alle votazioni sono Antonio Angelucci, Marco Martinelli e Francantonio Genovese. Mentre i tre senatori con la percentuale più alta di assenze alle votazioni elettroniche sono Nicolò Ghedini, Denis Verdini e Giulio Tremonti.
I DOPPI INCARICHI
Il tema dei doppi incarichi è strettamente connesso a quello riguardante l’assenteismo. Il 63% dei ministri attuali è anche parlamentare. E il 77% dei membri del governo è anche deputato o senatore. Dunque, la quantità di lavoro da svolgere spesso crea evidenti difficoltà alla partecipazione ai lavori in parlamento.
I parlamentari che sono a capo di un dicastero partecipano in media al 10% delle votazioni elettroniche. Considerata la media dei dati alla camera e al senato, il problema dei doppi incarichi non è da sottovalutare.
Per fare qualche esempio: La percentuale di partecipazione della ministra Lorenzin sembra essere particolarmente bassa. La ministra, infatti, risulta essere presente solo allo 0,77%. Ma non è l’unica. C’è anche il ministro Alfano con l’1,18% e il ministro Franceschini con il 2,29%.
L’assenteismo rappresenta un grosso problema. E per limitarlo, camera e senato hanno introdotto un deterrente: agli assenti vengono applicate penalità economiche sul compenso mensile.
Le decurtazioni agli assenti vengono applicate sulla diaria, che viene riconosciuta come rimborso delle spese di soggiorno a Roma e ammonta a circa 3500 euro al mese.
Alla camera la diaria viene decurtata di 206,58 euro per ogni giorno di assenza alle sedute durante le quali si svolgono le votazioni elettroniche. La presenza è data dalla partecipazione al 30% delle votazioni nel corso della giornata. Stesse regole anche in senato.
Vengono, inoltre, decurtati fino a 500 euro mensili in base alla percentuale di assenze dai vari impegni parlamentari.
Fin qui sarebbe perfetto. Vediamo, però, quando sorgono i problemi con le decurtazioni.
Le decurtazioni valgono soltanto nelle sedute con votazioni elettroniche e, come già detto, basta essere presente al 30% delle votazioni per non riceverne. Inoltre un parlamentare, per quanto assenteista, non subirà decurtazione alcuna della propria indennità (di circa 5000 euro). Infatti, solo la diaria può essere decurtata.
E, dulcis in fundo, concludiamo la nostra analisi con un dettaglio molto importante: l’assenza totale di trasparenza da parte delle istituzioni. Infatti, non sappiamo nulla sulle modalità con cui le regole vengono rispettate e niente sappiamo sulla natura di eventuali decurtazioni applicate a qualche parlamentare furbetto. Questo spiegherebbe il clima di forte sfiducia all’interno della società.
Probabilmente un maggiore livello di trasparenza ridurrebbe quel muro invalicabile tra comuni mortali e politici, arginando la sfiducia dei cittadini. Come? Ad esempio pubblicando i dati specifici delle missioni parlamentari o rendendo noti i numeri e le entità delle decurtazioni applicate, facendo così capire a tutti che l’assenteismo non è un fenomeno a cui si rimane indifferenti, ma una piaga che va combattuta e punita.
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