Caso Cucchi, punizioni severe per i tre militari

Sospesi i tre carabinieri accusati della morte di Stefano Cucchi e in più stipendio dimezzato. La <<doverosa>> decisione arriva dal Comando Generale dell’Arma dopo il rinvio a giudizio del Gip di Roma. I familiari continuano a chiedere giustizia.

Il Caso Cucchi non è ancora stato archiviato. Dopo più di sette anni dal tragico 16 ottobre 2009 in cui Stefano Cucchi perse la vita, la decisione è presa. L’accusa è di omicidio preterintenzionale. Gli imputati, Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro – entrambi col grado di carabiniere scelto – e Francesco Tedesco – vice brigadiere – vengono sospesi dal servizio per tempo da stabilire e vedono dimezzato il loro stipendio. Per Tedesco, visto il grado superiore, è intervenuto il Ministro della Difesa su proposta del Comando Generale. Altri due militari – il Maresciallo capo Roberto Mandolini e l’appuntato scelto Vincenzo Nicolardi – sono accusati di calunnia e falsa testimonianza, reati che, per il momento non prevedono alcuna sanzione disciplinare.

Secondo l’accusa, i tre carabinieri “dopo aver proceduto all’arresto di Stefano Cucchi nella flagranza dei delitti di illecita detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, e dopo aver eseguito la perquisizione domiciliare, in concorso tra loro, colpendo Cucchi con schiaffi, pugni e calci, fra l’altro provocandone una rovinosa caduta, cagionavano al predetto lesioni personali in parte con esiti permanenti, ma che nel caso di specie, unitamente alla condotta omissiva dei sanitari che avevano in cura il Cucchi presso la struttura protetta dell’ospedale Pertini di Roma, ne determinavano la morte”.

Il comando Generale dell’Arma ha ritenuto <<doveroso>> prendere questa decisione dopo la scelta della Procura di Roma di rinviare a giudizio i presunti colpevoli. L’indagine-bis conclusasi, nel Dicembre scorso, ha rilevato la presenza di tre aggravanti. All’aggressione fisica subita da Cucchi è da aggiungere l’abuso di potere, la causa di futili motivi nonché l’ <<aver approfittato di circostanze di tempo, luogo e persona tali da ostacolare la privata difesa>>.