8 marzo, un giorno per ricordare o per festeggiare?
Mazzetti di mimose colorano l’aria di giallo e quella che dovrebbe essere una ricorrenza volta a ricordare i traguardi raggiunti dalle donne diviene sempre più un’occasione per festeggiare.
È noto, “de gustibus non disputandum est”. Ma una cosa mi sembra evidente: questa festa sembra ridursi a una sera da trascorrere fuori con le amiche, a slogan, a canzoni e a citazioni. Potrei essere una di quelle donne che decide di imbellettarsi e andare a festeggiare? Sì, decisamente. Tuttavia, penso che, nella stragrande maggioranza dei casi, la festa della donna sia un’occasione per togliere- anziché restituire- autenticità e autonomia al ruolo della donna.
Da giorni volantini e pubblicità online promettono menu speciali per l’8 marzo, drink a gogo e serate in locali cool.
Le bacheche di Facebook pullulano di messaggi rivolti alle donne ed è molto interessante notare quanto spesso questi siano offensivi. Ma c’è chi guarda e passa, oggi è un giorno di “festa”.
COSA SI RICORDA
In realtà l’8 marzo è un falso storico. La ricorrenza, infatti, non deriva dal rogo di una fabbrica nel 1908, in cui sarebbero morte centinaia di operaie, bensì dalle lotte delle suffragette in America.
Il “Woman’s Day“, nato a inizio Novecento, era una giornata dedicata al diritto del voto femminile. L’iniziativa prese a diffondersi anche in molti Paesi europei. Il 3 marzo del 1909 giunse in Russia, ma i festeggiamenti durarono poco a causa della guerra. Le donne però non si diedero per vinte e l’8 marzo 1917 marciarono a San Pietroburgo, reclamando la fine del conflitto. Pertanto, la data di oggi ricorda in tutto il mondo la forza delle donne nel difendere i propri diritti.
Ecco perché il giorno di oggi dovrebbe essere forse ripensato. E non come una festa, bensì come una ricorrenza. Una ricorrenza per commemorare le battaglie portate avanti dalle donne, senza dimenticare quanto apprendiamo giornalmente dalla cronaca, che racconta storie di donne uccise, perseguitate, sfregiate, violentate. Storie di violenze fisiche, ma anche psicologiche. Frequentemente, infatti, la donna deve fare i conti con una società maschilista e con i cosiddetti luoghi comuni.
Probabilmente, c’è ancora tanto da fare per arginare le discriminazioni di genere. Forse servirebbero molta consapevolezza e una profonda riflessione da parte dei più e dalle generazioni nuove. Forse così si andrebbe alla ricerca del cambiamento, anche- e soprattutto- nel giorno dedicato alle donne.