Nuovo lancio, nuovo brivido, nuovi lampi di guerra sulla penisola coreana: ma stavolta i lampi sembrano quelli di una tempesta che fortunatamente non tocca terra. Lo scrive Repubblica.it. Per quanto ancora la Corea di Kim Jong-un ci terrà sotto questo scacco continuo? Il lancio di un nuovo missile verso il mar del Giappone dalla base di Wonsan questa volta è fallito: o almeno è quello che assicura il ministero della difesa sudcoreana. Giurando però che l’esercito di Seul resta in allerta di fronte “alla possibilità di una nuova provocazione della Corea del Nord, incluso il lancio di un altro missile”.
La “pazienza strategica” che il segretario di Stato Rex Tillerson sostiene che gli Stati Uniti avrebbero ormai perso è dunque messa ancora una volta alla prova. Non si ferma la corsa di Pyongyang verso quell’obiettivo dichiarato dal minaccioso discorso di Capodanno di Kim: il lancio di un missile intercontinentale capace di raggiungere perfino gli Stati Uniti con il suo carico atomico. Il fallimento, insomma, è una buona notizia soltanto fino a un certo punto: il nuovo lancio dimostra anzi la caparbia insistenza del regime al di là dei richiami internazionali.
Gli avvertimenti che piovono dal Nord sono purtroppo una tradizione di questo periodo dell’anno: è il momento dell’esercitazione congiunta tra coreani del sud e americani che nel 2016 vide schierate oltre 200mila truppe di Seul e 28mila specialisti yankees. Ma stavolta la stagione dei missili è cominciata prestissimo. Prima il lancio di febbraio quando il premier giapponese Shinzo Abe si trovava in visita in Florida da Donald Trump, messaggio mica tanto velato verso il nuovo inquilino della Casa Bianca oltre che destinato al nemico giapponese.
Poi i quattro missili, che secondo una recente ricostruzione di esperti sarebbero potuti essere addirittura cinque, lanciati sempre verso il Giappone il 6 marzo: ulteriore prova che nel target dei test di Pyongyang ci siano le basi americani stazionate da quelle parti. Ora, proprio all’indomani della minaccia Usa di usare “anche l’azione militare” visto che la “pazienza strategica” si è esaurita, il combinato disposto del test, domenica scorsa, di un razzo a modernissima propulsione, che dimostrerebbe – sempre secondo l’intelligence di Seul – “significativi progressi” nella tecnologia missilistica: e adesso questo nuovo, inquietante lancio.
Pyongyang ritiene che le esercitazioni di Seul e Washington siano vere e proprie “prove di invasione”. E anche per questo la Cina ha invitato gli americani, secondo l’indicazione del ministro degli esteri Wang Yi, a “sospendere” i giochi di guerra nel Pacifico: unica strada, dice Pechino, per chiedere l’alt ai test anche a Pyongyang. Ma l’America di Trump ha già rigettato la proposta. E niente di buono, nella sostanza, è venuto fuori dall’incontro di Tillerson con il presidente Xi Jinping domenica scorsa: almeno ufficialmente, il tema Corea del Nord è stato anzi scrupolosamente evitato, rimandando la discussione all’incontro ormai attesissimo tra l’uomo qui più potente dai tempi di Mao e il miliardario che ora abita alla Casa Bianca.
Il meeting, anche se non ufficializzato, dovrebbe svolgersi in Florida il 6 e il 7 aprile. Ma occhio alle date: le esercitazioni militari di americani e coreani continueranno a tenersi fino alla fine di quel mese, il 30 aprile. Domanda: quale altro scherzetto ci preparerà Kim l’Atomico per ricordarci che nell’incontro tra i due grandi il convitato di pietra resta solo e soltanto lui?
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