Tangenti sanità, arrestato primario Ortopedia: “Al servizio delle multinazionali delle protesi, lesioni ai pazienti”
L’attuale primario ortopedico dell’ospedale Pini, Norberto Confalonieri, già in servizio al Cto, pioniere degli interventi con tecnica computer assistita, è finito agli arresti domiciliari (la procura aveva chiesto il carcere) con le accuse di corruzione e turbativa d’asta. Così scrive Repubblica.it. È indagato anche per lesioni sui pazienti: sono 62 i casi sospetti per il medico “super-interventista” denunciato dai colleghi. In cambio di favori e regali, contratti di consulenza occulti, viaggi e comparsate tv, le multinazionali Johnson & Johnson e B. Braun riuscivano a piazzare – grazie alla sponsorizzazione del primario – le loro protesi in ospedale. Le indagini però vanno avanti perché gli inquirenti vogliono far luce anche sui danni fisici riportati da alcuni pazienti. “Ho rotto un femore a una vecchietta per allenarmi”, si legge nelle intercettazioni, mentre i colleghi di lui dicevano: “Non gli rimane che operare le renne”, vista la mole degli interventi. La sua era infatti “una tendenza all’intervento chirurgico mediante impianto di protesi a massa”, si legge nelle carte dell’inchiesta, scattata dalle testimonianze dei colleghi sul suo “interventismo”. Una paziente disabile morì per le complicazioni post operatorie, l’ospedale fu condannato a risarcire.
Il blitz. La gip Teresa De Pascal, su richiesta dei pm Fusco e Mantella, ha fatto eseguire l’arresto e anche 5 misure interdittive nei confronti del responsabile acquisti e forniture dell’ospedale di Sesto San Giovanni, e di 4 dipendenti delle multinazionali Johnson & Johnson e B. Braun. Le due società sono indagate in base alla legge 231 sulla responsabilità delle imprese. Il primario avrebbe stretto un “accordo occulto” con i referenti della Johnson per favorire l’acquisto delle protesi da parte dell’ospedale. Le “apparizioni televisive su reti nazionali” avevano “significativi ritorni d’immagine ed economici” per il primario. Anche dalla B. Braun il primario avrebbe ricevuto “bonifici”, oltre al pagamento di cene “per 30 invitati” e cravatte Marinella. I fatti contestati a Confalonieri e Ortaglio sono tutti concentrati tra il 2012 e il 2015. Quando, cioè, il Cto dove il chirurgo lavora dalla fine degli anni Settanta, non era ancora fuso con l’ortopedico Pini. Ma faceva ancora parte degli Icp, gli Istituti clinici di perfezionamento, azienda che oggi non esiste più. Ma che all’epoca riuniva appunto il Cto, l’ospedale di Sesto e il Buzzi.
IL PRIMARIO IN UNO DEI SUOI VIDEO SU YOUTUBE
I danni ai pazienti. Gli inquirenti milanesi stanno facendo accertamenti sui danni fisici subiti da almeno tre pazienti operati, soprattutto per protesi alle ginocchia, con la tecnica della “navigazione chirurgica computerizzata” nella clinica privata San Camillo di Milano, dove il medico operava in regime privato. Alcuni di loro, viste le complicazioni, sarebbero stati rioperati al Pini in regime pubblico. Confalonieri avrebbe ‘spinto’ anche quando non necessario per impiantare con “navigazione computerizzata” le protesi, tecnica della quale è diventato di fatto testimonial. Il gip ha disposto “il sequestro di 62 cartelle cliniche per verificare se sono state impiantate protesi senza alcuna necessità clinica e per accertare la gravità delle lesioni cagionate”.
“Ho rotto il femore a una vecchietta per allenarmi”. E di lesioni esplicite parla lui stesso al telefono. “Eh l’ho rotto (…) gli ho fatto la via d’accesso bikini (…) per allenarmi (…) oggi ho fatto una vecchietta per allenarmi!”. Il primario parlava di aver “provocato la rottura di un femore ad un’anziana paziente 78enne, operata” nel pubblico, come si legge nell’ordinanza, “a suo dire per ‘allenarsi’ in vista di un “intervento privato”. Oppure, sempre intercettato, diceva: “Invece dei punti gli ho messo una cerniera così la apro più facile”, per poi fare una risata. O anche, “se va in mano a un altro collega sono finito”, nel caso di una 40enne – cui aveva rotto un femore durante l’operazione in clinica – che doveva essere rioperata nel pubblico dopo l’intervento andato male. Il 18 aprile del 2016, il medico contattava un coordinatore infermieristico del Pini: “Ho bisogno di un posto letto per domani, se riesci a farlo perché ho rotto un femore a una paziente della San Camillo e devo rifarlo, se riesci a farmi anche una stanza singola. Se va in mano a un altro collega sono finito”.
“Interventismo esasperato”. Il primario anestesista del Pini, Rocco Rizzo, ha raccontato agli inquirenti di “operazioni chirurgiche, in alcuni casi esasperate, a causa dell’interventismo di Confalonieri”. “Ricordo di un caso, avvenuto circa 8-9 anni fa, di una ragazza disabile” – la testimonianza – poi morta “per insufficienza respiratoria acuta” dopo l’operazione. “L’intervento è stato rinviato per due volte” e infine “si è deciso di effettuare un intervento di minore impatto chirurgico”, visti “i numerosi solleciti del chirurgo e della madre della paziente”. La disabile è poi morta dopo l’operazione e “l’azienda ospedaliera ha dovuto risarcire i genitori della ragazza”.
I colleghi: “Non gli rimane che operare le renne”. Quello che il gip definisce “il metodo estremamente interventista” di Confalonieri sembra confermato da una conversazione tra alcuni suoi colleghi. “Non gli rimane che operare le renne di Babbo Natale poi ha operato tutti in questo periodo”, dicevano. Le operazioni rappresentavano anche un rischio per i malati. In un caso, di fronte a ulteriori approfondimenti medici chiesti da una cardiologa prima di un’operazione, la reazione di Confalonieri è: ‘Andiamo avanti… andiamo avanti… non mi fotte un cazzo a me della cardiologa’. La collega rispondeva: “Andiamo avanti, però se ci succede qualcosa andiamo in galera tutti e due!'”. In un altro caso, Confalonieri, pur sapendo che un membro della sua equipe aveva la varicella ed era infettivo lo aveva voluto lo stesso in sala operatoria: “Vai, vai tranquillo!”.
Il paziente indebitato: “Mi suicido”. Un paziente operato dal primario “mesi dopo le complicanze sofferte”, il 10 aprile del 2016 dice: “Ho dovuto pagare di tasca mia per evitare di aspettare 9 mesi perché altrimenti l’infezione sarebbe andata avanti. Sono senza lavoro, senza casa, con 35mila euro di debiti, io mi suicido”. Affermazioni alle quali Confalonieri replica dicendo: “Mi scusi, bastava che lei venisse da me e glielo facevo con la mutua”. Confalonieri aveva deciso di impiantare una protesi nonostante, “come ammesso da lui stesso, le conseguenze negative apparivano prevedibili già a priori”. La moglie dice al medico: “Però lei doveva valutare prima di operare”. Confalonieri risponde ridendo: “Lei è un bel tipo, abbiamo tentato, gliel’ho già detto, abbiamo tentato!”. Per il gip “una risposta disarmante, il linea con la sua spregiudicata tendenza all’intervento chirurgico mediante impianto di protesi ‘a massa’”.
“Consolidata rete corruttiva”. Il procuratore di Milano Francesco Greco descrive il medico come “al centro di una ramificata e consolidata rete di relazioni corruttive”. Confalonieri “in situazione di conflitto di interessi e in violazione dei propri doveri d’ufficio, in un arco temporale dal 2012 al 2015, ha costantemente asservito la sua funzione agli interessi delle società fornitrici di protesi ortopediche Johnson & Johnson Medical spa e B.Braun Milano spa”. La procura, come detto voleva il carcere, ma il gip ha disposto gli arresti domiciliari, in attesa delle indagini sulle lesioni, convinta tuttavia che, “il modus operandi di Confalonieri sembra porsi in netto contrasto con i principi di etica medica”.
I nomi dei coinvolti. Le misure interdittive riguardano Luigi Ortaglio, responsabile del Provveditorato economato dell’azienda socio-sanitaria territoriale Nord Milano di Sesto San Giovanni, accusato di turbativa d’asta e per cui è stata disposta la sospensione dall’esercizio della pubblica funzione per un anno. Per altri 4 indagati, invece, accusati di corruzione e turbativa, è stata emessa la misura del “divieto temporaneo di esercitare le rispettive attività professionali e imprenditoriali nonché
ogni altro ufficio direttivo delle persone giuridiche delle imprese” per un anno. Le misure interdittive sono state emesse nei confronti di Natalia Barberis e Stefania Feroleto, rispettivamente agente di commercio e dipendente della ‘DePuysynthes’ in Johnson&Johnson Medical spa. E poi a carico di Fabio Barzaghi e Sabrina Consonni, rispettivamente agente distributore e dipendente della B. Braun Milano spa