Giravano un paio di segnalazioni, parlavano di contatti ambigui, rapporti poco chiari con alcuni pregiudicati, legami che uscivano dai confini del lavoro. In meno di quattro mesi, i carabinieri di Monza e della compagnia di Cassano D’Adda hanno chiuso l’inchiesta su un loro collega: maresciallo, 57 anni, che proprio a Cassano comandava il Radiomobile (le pattuglie del pronto intervento) e che almeno in un caso accertato in questi mesi ha rimesso in circolazione qualche grammo di cocaina sequestrata.
Invece che portare la droga all’inceneritore, l’ha «rivenduta» a tre spacciatori della zona che nel pomeriggio di giovedì sono stati arrestati insieme al carabiniere. I militari del Nucleo investigativo di Monza hanno «attaccato» i telefoni per le intercettazioni e hanno lavorato in contatto continuo con i militari di Cassano, che per mesi hanno condiviso gli uffici con il maresciallo sotto indagine. Ed è un segno di fiducia da parte della Procura di Monza l’aver affidato gli approfondimenti proprio ai carabinieri che erano più vicini al sospettato. Ed è allo stesso tempo significativo che sul maresciallo ci sia oggi un carico di accuse molto pesante: l’ordine d’arresto parla di spaccio (per la cessione di droga), peculato (perché si è appropriato di un corpo di reato), falso (relativo al verbale che certificava la distruzione della droga) e corruzione (regali avuti dagli spacciatori).
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