Il mondo della politica e dell’associazionismo insorge contro l’orrore nelle carceri cecene, dove sarebbero state documentate una serie di torture sugli omosessuali. A darne per prima la notiziaa, a seguito di un’inchiesta, era stata qualche giorno fa la Novaya Gazeta. E adesso anche la Farnesina si mobilita chiedendo chiarezza. “Attivati uffici #Farnesina per informazioni su situazione #gay in #Cecenia e sulla denunciata inaccettabile violazione dei diritti umani”, scrive su twitter il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova.
“I governi facciano sentire la propria voce per assicurare il rispetto dei diritti umani in Cecenia”, chiedono Lia Quartapelle, capogruppo Pd in commissione Esteri, i deputati democratici Alessandro Zan e Elena Carnevali in un’interrogazione parlamentare depositata oggi alla Camera.
“In occasione della visita istituzionale del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Russia, vogliamo richiamare l’attenzione del Capo dello Stato sulle notizie che da diversi giorni giungono dalla Cecenia, dove un centinaio di persone omosessuali sarebbero state rastrellate, detenute, torturate e in alcuni casi addirittura uccise per il loro orientamento sessuale”: a denunciarlo è Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay. “La notizia, lanciata dalla Novaya Gazeta, la testata russa indipendente che pubblicò gli articoli di Anna Politkovskaja – spiega Piazzoni – è stata inizialmente liquidata dalle autorità russe come un pesce d’aprile. Nei giorni successivi, però, diverse fonti e testimonianze dirette hanno confermato quel racconto, e nelle ultime ore riceviamo addirittura notizia di un vero e proprio campo di concentramento per le persone omosessuali a ridosso del confine tra la Cecenia e la Georgia”.
La polizia cecena arresta, tortura e uccide le persone che sospetta essere omosessuali. Lo denuncia Novaya Gazeta, accusando le forze dell’ordine dell’instabile repubblica del Caucaso russo di aver fermato oltre cento uomini e di detenere illegalmente le vittime di questa vergognosa caccia alle streghe in almeno una prigione segreta, “adesso piena”, ad Argun, non lontano da Grozny. Gli assassinati – scrive la testata – sono come minimo tre, ma alcune fonti “sostengono che siano molti di più” e ci sono comunque “informazioni su una possibile quarta vittima”.
A mettere in pericolo la vita di chi è considerato omosessuale è inoltre una terribile usanza ancora tristemente diffusa nella società cecena: quella del delitto d’onore, per cui è possibile che alcune delle vittime – dopo essere state picchiate e torturate – siano state consegnate dalla polizia alle famiglie perché fossero loro a uccidere il parente ritenuto omosessuale.
Alvi Karimov, portavoce del leader ceceno filo-Cremlino Ramzan Kadyrov, ha bollato l’inchiesta di Novaya Gazeta come “un’assoluta menzogna”. Ma le sue parole invece che dissipare i sospetti li rafforza: “Non si possono arrestare e perseguitare coloro che semplicemente non ci sono nella repubblica” cecena, ha affermato, come a dire che in Cecenia non esistono i gay. E ancora: “Se in Cecenia ci fossero persone così, le forze dell’ordine non avrebbero nessun problema con loro perché sarebbero i parenti stessi a mandarli a quell’indirizzo dal quale non si ritorna”. Pare che le persecuzioni siano iniziate a fine febbraio, quando la polizia cecena ha arrestato un uomo che si trovava sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
Gli agenti gli hanno sottratto il cellulare e vi hanno trovato foto e video che rivelavano la tendenza sessuale “non tradizionale” dell’arrestato nonché numerosi contatti di presunti gay. Gli agenti hanno così fatto partire una sorta di reazione a catena: “I telefonini dei fermati venivano lasciati accesi appositamente – scrive oggi Novaya Gazeta – e tutti gli uomini che li chiamavano, anche per i motivi più innocenti, finivano subito nella ragnatela della massiccia campagna per la purezza sessuale cecena”.
Il giornale denuncia inoltre “situazioni in cui i parenti” delle vittime “sono stati costretti a vendere urgentemente appartamenti ed altri beni” per pagare sottobanco i poliziotti e “salvare” così i propri cari. Ma “purtroppo – sottolinea la testata – non tutti sono stati salvati”. Alcuni testimoni raccontano di essere stati seviziati con l’elettricità. “Faceva male – dice un ex prigioniero – e io dopo un po’ svenivo e cadevo. Con la corrente elettrica il corpo comincia a tremare, uno smette di ragionare e comincia a urlare. Quindi” in prigione “si sta seduti e si sentono per tutto il tempo le urla delle persone torturate”. Ma gli arrestati si beccavano anche bastonate, frustate con tubi di plastica, offese e sputi in faccia. E alcuni sono stati uccisi. Ora Novaya Gazeta chiede alle autorità di Mosca di intervenire.
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