Turchia, Trump si congratula con Erdogan per il referendum tra schede false e contestazioni
Donald Trump ha parlato ieri sera con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan congratulandosi per la sua vittoria nel referendum e discutere la risposta americana all’uso di armi chimiche da parte di Assad. Lo rende noto la Casa Bianca. Il tycoon ha ringraziato Erdogan per il sostegno all’azione Usa e i due leader hanno ”concordato sull’importanza di ritenere responsabile Assad”. I due presidenti hanno discusso anche la campagna anti Isis e la necessita’ di cooperare contro tutti i gruppi che usano il terrorismo per raggiungere i loro fini
Il voto che ha reso Erdogan ‘super-presidente’ allontana ancora la Turchia dall’Europa. Nel day after del referendum costituzionale, vinto sul filo di lana con il 51,4%, infuriano le polemiche sui presunti brogli che avrebbero consentito la vittoria del ‘sì’. Per gli osservatori internazionali dell’Osce/Odihr, il voto “non è stato all’altezza degli standard del Consiglio d’Europa” e “il contesto legale è stato inadeguato allo svolgimento di un processo genuinamente democratico”. Parole che danno forza alle denunce dell’opposizione, che annuncia una valanga di ricorsi alla Commissione elettorale suprema e chiede l’annullamento del referendum. Nel mirino c’è soprattutto la decisione di conteggiare come valide anche le schede senza timbro ufficiale, che secondo il fronte del ‘no’ sarebbero più di un milione. Stasera, diverse centinaia di persone sono scese in piazze nelle grandi metropoli turche per tornare a contestare il voto. Ma Recep Tayyip Erdogan tira dritto per la sua strada, respingendo al mittente le critiche dell’Osce come “politicamente motivate”. Per il presidente, il referendum di ieri è stato il voto “più democratico” mai visto in un Paese occidentale. E gli osservatori internazionali, accusa Ankara, hanno avuto un “approccio di parte e pregiudiziale”. Arringando la folla che lo accoglie all’arrivo nella capitale Ankara, il ‘Sultano’ ha rilanciato toni di fuoco contro l’Europa accusata di aver lasciato la Turchia “alla porta per 54 anni”. Ai suoi, Erdogan ha detto di aver combattuto contro “le nazioni potenti del mondo”, che lo hanno “attaccato” con una “mentalità da crociati”.
Se la Commissione elettorale suprema turca (Ysk) non annullerà le contestate schede senza timbro, votate nel referendum di ieri sul presidenzialismo, l’opposizione è pronta a ricorrere alla Corte europea dei diritti umani. Lo ha annunciato il partito filo-curdo Hdp.
La Germania ha chiesto alla Turchia di impegnarsi in un “dialogo rispettoso di tutte le parti politiche e civili” dopo che i risultati del referendum hanno mostrato “quanto profondamente la società turca sia divisa”. In una nota congiunta la cancelliera Angela Merkel e il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel dichiarano che la Germania rispetta la volontà del popolo turco ma sottolineano anche che il presidente Recep Tayyip Erdogan ha “una grande responsabilità.
La Turchia ha preso una decisione storica di cambiamento e trasformazione” che “tutti devono rispettare, compresi i Paesi che sono nostri alleati”. Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, nel suo primo discorso dopo la vittoria di misura (51,2%) del ‘sì’ al referendum sul presidenzialismo. “La Turchia ha preso la sua decisione con quasi 25 milioni di cittadini che hanno votato sì, con quasi 1,3 milioni di scarto. È facile difendere lo status quo, ma molto più difficile cambiare”, ha detto Erdogan, ringraziando i leader dei partiti che hanno sostenuto il ‘sì’ al referendum. “Voglio ringraziare ogni nostro cittadino che è andato a votare. È la vittoria di tutta la nazione, compresi i nostri concittadini che vivono all’estero. Questi risultati avvieranno un nuovo processo per il nostro Paese”, ha concluso il presidente turco. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha promesso di discutere con gli altri leader politici la reintroduzione della pena di morte in Turchia, che potrebbe essere oggetto di un nuovo referendum. Lo ha detto arringando la folla dopo la vittoria di misura (51,2%) del ‘sì’ al referendum sul presidenzialismo.
Il capo della Commissione elettorale turca, Sadi Goven, ha confermato ufficialmente la vittoria del ‘sì’ al referendum costituzionale che fa di Recep Tayyp Erdogan un super-presidente. La dichiarazione di Guven è arrivata poco dopo il discorso in cui Erdogan si era dichiarato vincitore pur non essendo in possesso di risultati ufficiali. E al leader del maggiore partito d’opposizione Keman Kilicdaroglu, che contestava la validità di schede prive del timbro ufficiale, Guven ha risposto che le regole sono state rispettate.
“I risultati finali definitivi del referendum costituzionale saranno resi noti entro 11-12 giorni“: così, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa turca Anadolu, la Commissione elettorale.
Il capo della commissione elettorale turca ha detto che le schede senza timbro, contestate dall’opposizione, sono valide, e che già in passato sono state ammesse. Lo riferisce la Cnn turca. Le opposizioni, che sostenevano il No alla riforma costituzionale, hanno annunciato per oggi ricorsi ufficiali al risultato, che ha assegnato la vittoria al Sì al 51,41%. Dopo la prima dichiarazione a caldo di ieri sera, la commissione elettorale suprema turca (Ysk) torna dunque a confermare la regolarità del voto nel referendum costituzionale sul presidenzialismo, vinto da Recep Tayyip Erdogan con il 51,41%, nonostante le denunce di possibili brogli da parte dell’opposizione. “Le schede elettorali (senza timbro) non sono false, non c’è nessun dubbio”, ha detto il presidente dell’Ysk, Sadi Guven.
Austria, stop a colloqui su ingresso in Ue – Dopo il referendum sul presidenzialismo, il ministro degli Esteri austriaco, Sebastian Kurz, ha chiesto di interrompere le trattative per l’ingresso di Ankara nella Ue. “La Turchia non può essere un membro”, ha detto Kurz all’agenzia Apa. Bisogna porre fine alla “finzione” dell’adesione, ha aggiunto, sollecitando piuttosto un accordo di vicinato. Il voto è stato anche “un chiaro segnale contro la Ue”, al quale l’Europa deve rispondere a sua volta con una chiara reazione: “occorre finalmente sincerità sui rapporti tra la Ue e la Turchia. Il tempo dei tatticismi deve finire”.
Erdogan vince di misura, la Turchia è spaccata
Recep Tayyip Erdogan diventa ‘super-presidente’, ma la Turchia resta spaccata in due. Come previsto dai sondaggi, il cruciale referendum costituzionale che blinda il ‘Sultano’ fino al 2034 finisce con un testa a testa. Il ‘sì’ vince con il 51,2%, con un margine di poco di un milione di voti di vantaggio. Ma è un successo macchiato da forti polemiche sui brogli, con l’opposizione che annuncia di voler contestare almeno il 37% delle schede dopo che il Consiglio elettorale supremo (Ysk) ha autorizzato, per la prima volta in Turchia, il conteggio tra i voti validi di schede non timbrate, salvo esplicite prove di frodi.
“I nostri dati indicano una manipolazione tra il 3 e il 4%, da stamani abbiamo individuato 2,5 milioni di voti problematici”, ha denunciato il vice-leader dei kemalisti del Chp, Erdal Aksunger. A decidere la vittoria di Erdogan è stato ancora una volta lo zoccolo duro dei suoi sostenitori nell’Anatolia profonda, islamica e tradizionalista, mentre deludente è apparso l’apporto dei nazionalisti del Mhp, a loro volta spaccati sulla scelta referendaria. Al presidente hanno voltato le spalle le grandi metropoli, dove il suo Akp governa da più di vent’anni. A Istanbul e nella capitale Ankara il ‘no’ è sopra il 51%, mentre a Smirne, terza città del Paese e storica roccaforte laica, sfiora il 70%. Anche i curdi, duramente colpiti dalla repressione prima e dopo il fallito golpe della scorsa estate, si sono espressi in maggioranza contro Erdogan. Che però, ancora una volta, l’ha spuntata sulla linea del traguardo. Alta la partecipazione al voto, come da tradizione in Turchia. L’affluenza finale è dell’84%, mentre fa il record l’affluenza all’estero, superando il 45%. Con gli emigrati, la retorica nazionalista anti-Ue ha funzionato. Il ‘sì’ all’estero sfiora il 60%, va anche oltre in Germania e Olanda. Il popolo di Erdogan festeggia in piazza e con i suoi leader. “Questa è una nuova pagina nella storia della nostra democrazia, il risultato verrà usato per garantire la pace e la stabilità della Turchia”, ha detto ai sostenitori accalcati sotto la pioggia il premier Binali Yildirim che, salvo crisi di governo, sarà l’ultimo della storia turca, fino all’entrata in vigore del nuovo sistema presidenziale nel 2019.
“D’ora in poi, c’è una nuova Turchia”, ha esultato il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu. In tarda serata, anche un discorso di Erdogan. Di “successo molto importante” ha parlato poi il leader nazionalista Devlet Bahceli. Il referendum non lascia spazio a mezze misure, ma da stasera la Turchia appare ancora più divisa.