Il Palazzo di Giustizia voluto nel 2007 dall’allora sindaco Rosario Crocetta dev’essere abbattuto: le procedure per l’esproprio dei terreni furono irregolari. Appena dieci anni dopo, il Palazzo di Giustizia della città siciliana è a rischio demolizione perché abusivo.
L’incredibile storia è un’intricata vicenda tutta italiana fatta di carte bollati e ricorsi davanti al giudice. Nel 2007 la giunta comunale individuò l’area adatta in un terreno accanto alla raffineria Eni, di proprietà delle famiglie Calafiore e Sciascia. Il lotto di terra venneespropriato e i proprietari risarciti con un indennizzo, ma questa decisione venne contestata sin da subito.
Le due famiglie fecero ricorso al Tar vincendo sia in primo che in secondo grado: i giudici amministrativi di Palermo stabilirono infatti che le procedure di esproprio sarebbero state illegittime. Ma la storia non si concluse qua. Nella vicenda intervenne anche il Consiglio di giustizia amministrativa, decidendo un risarcimento a favore degli espropriati e nominando un commissario. Commissario che fissò la cifra da risarcire in 7 milioni di euro, fra valore del terreno e danno per l’occupazione illegittima.
Calafiore e Sciascia, però, insistettero per riavere quella terra che considerano ancora oggi loro e così si arriva fino ai giorni più recenti. Quando il Consiglio di giustizia amministrativa, nel tentativo di comporre la controversia, indica tre strade: o un accordo, o un nuovo esproprio oppure la demolizione con anticipo delle spese a carico dei ricorrenti. Poiché le prime due opzioni appaiono difficilmente praticabili, il rischio che il nuovo Tribunale finisca demolito è altissimo. Entro fine anno ne conosceremo con certezza il destino.
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